La ciclista d’acciaio Tre giorni e tre notti sempre alta sui pedali 

La campionessa di ultra-cycling ha passato 85 ore in sella L’allenamento? «Da Mayrhofen all’Alto Adige in bici»


di Sara Martinello


MERANO. Tre giorni e tre notti in sella alla bici, sfiorando il podio della gara ciclistica più dura d’Europa. La meranese Laura Girardi ha concluso la Race around Austria, un percorso di 2200 chilometri e 30mila metri di dislivello lungo il confine austriaco.

Dietista e personal trainer in una palestra a Mayrhofen, nella Zillertal, Laura Girardi ha 47 anni, un marito e due figlie. Potrebbe essere una persona qualsiasi, se non fosse per la tempra con cui affronta la passione del ciclismo. Gli allenamenti estivi, infatti, sono ogni settimana da Mayrhofen a Merano (e ritorno), 200 chilometri in bici passando il Giovo mentre la famiglia la segue in automobile. Quelli invernali sono alle sette di mattina, prima che la palestra apra i battenti agli iscritti, più le domeniche tra Merano, Bolzano e Caldaro. «La passione è nata quindici, sedici anni fa, subito dopo la nascita della mia prima figlia. Cercavo un modo per tornare attiva e ho scoperto il mondo dell’ultra-distance cycling. Inizialmente i tragitti erano relativamente brevi, almeno rispetto alla Race around Austria. E spesso si attraversano paesaggi affascinanti come quelli sloveni o austriaci, si “scopre” come la notte cambi anche i paesi più piccoli», racconta Girardi. Il mondo dell’ultra clycling è diverso da quello delle gare a tappe, dove la brevità del percorso incoraggia una competizione spinta. «L’aggressività lascia il posto a un maggiore rispetto tra i partecipanti. Ognuno corre per sfidare se stesso, senza mosse sleali o atteggiamenti che possono anche portare a sottovalutare i pericoli della strada e a fare incidenti. Ho scoperto un ambito nel quale non importa che si sia donne o uomini: nonostante tra i partecipanti le donne fossero appena tre su duecento, nessuno ha ritenuto di dover far pesare le differenze di genere. Anzi, è un ambiente in cui queste si annullano. Restano i concorrenti, la strada e la voglia di andare avanti».

I 16 passi che puntellano il confine austriaco Girardi li ha percorsi in staffetta con l’austriaco Andreas Eder. Mezz’ora in sella, quella successiva in automobile a cercare di raggiungere (in sicurezza e nel minor tempo possibile) il punto fissato per il cambio. «Il nostro team, lo Shape Eder, come tutte le altre squadre aveva un team di otto persone che ci seguivano in auto. È previsto dal regolamento per ragioni di sicurezza, ma non si pensi che durante la mezz’ora di cambio ci si possa rilassare, visto che quel tempo serve a sorpassare il compagno che sta pedalando e rimettersi in sella, pronti a dargli il cambio. L’insidia più grande del pedalare giorno e notte senza mai dormire sta semmai proprio nelle pause, quando l’adrenalina scende e la muscolatura si rilassa, e magari ci si ritrova a dover partire col freddo. Per fortuna mentre pedaliamo siamo in collegamento con il team tramite auricolari. Dall’auto ci mandano musica e chiacchiere: in tre giorni arrivi a scoprire i lati più nascosti e curiosi delle persone in squadra con te», scherza la ciclista meranese. Ora la sfida dei sogni, per Laura Girardi, è la Race across America, per la quale però servono grandi sponsor. Quasi 5mila chilometri attraverso paesaggi di ogni genere, un classico “coast to coast”, il viaggio da una costa all’altra degli Stati Uniti, ma sulle due ruote ecologiche per eccellenza. Senza mai fermarsi, giorno e notte, tesi verso il traguardo.













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