«La macchina del fango di quella casta tirolese aiutò l’antisemitismo» 

L’opera. ”Merano vista dalla prospettiva ebraica” getta luce sulle ombre in riva al Passirio


Jimmy Milanese


Merano. Merano vista da una prospettiva diversa, quella della comunità ebraica che a partire dalla metà dell’Ottocento ha iniziato a frequentare la città sul Passirio fino a costituirsi in comunità, quasi interamente deportata e sterminata nei campi di concentramento nel corso della seconda guerra mondiale. Ma è a prima dello sterminio che l’insegnante Sabine Mayr ha guardato nello scrivere un’opera monumentale sulla “Merano vista dalla prospettiva ebraica”. Un volume scritto in lingua tedesca e dal titolo “Von Heinrich Heine bis David Vogel – Das andere Meran aus jüdischer Perspektive” che getta uno sguardo sul contributo di alcune personalità di religione o semplicemente di cultura ebraica nello sviluppo della nostra città nel periodo a cavallo tra Otto e Novecento.

Sabine Mayr, da dove nasce questa prospettiva?

Dalla mancanza nella nostra provincia di un discorso importante per la comunità ebraica: l’influenza degli intellettuali ebrei che vivevano a Merano che attraverso le loro opere creative hanno cercato di combattere un antisemitismo che già Heine aveva individuato all’inizio dell’Ottocento, quando criticava la società tirolese sottomessa da una casta clericale e aristocratica che non prevedeva diritti per le minoranze e per le donne.

Nel suo libro Lei parla della retorica del “bambino ebreo massacrato”: può spiegare di che cosa si tratta?

La retorica falsa e assurda per la quale gli ebrei massacravano i bambini che in Tirolo si diffuse nelle parrocchie tra Rinn, Trento, Lienz e Monticolo, nelle quali si pratica la venerazione dei bambini, ma anche grazie a una campagna di disinformazione e di odio da parte di alcuni media locali dell’epoca.

Un’immagine che divideva cristiani da ebrei, insomma?

Certo, ed è proprio un meranese importante come August Lewald che contribuì a sfatare questa falsità. Lewald è colui che scrisse la prima guida turistica del Tirolo. Filonapoleonico, criticò l’azione di Andreas Hofer proprio partendo dal fatto che mentre Napoleone Bonaparte aveva portato la libertà di culto e il pensiero laico, il patriota tirolese con la sua rivolta del 1809 era quello che voleva “pulire le rocce del Tirolo con il sangue”, scriveva lo stesso Lewald.

Insomma, la comunità ebraica meranese nasce in un sentimento di odio da parte dei cristiani?

Certo, e come le dicevo prima, ci sono giornali clericali dell’epoca a testimoniarlo, come “Der Tiroler” e il “Tiroler Volksblatt” che alimentavano la distanza della popolazione tirolese da quella ebraica.

Nel suo libro si parla di come la comunità ebraica a Merano si formi grazie all’arrivo di medici, giuristi e banchieri.

A partire dalla seconda parte dell’800, in città arrivano i primi medici ebrei, assieme ai primi pazienti. Personaggi come il dottor Raphael Hausmann e Alfred Lustig, medico personale di Francesco Giuseppe, arrivano per operare nel centro cittadino, aumentando la reputazione della città di cura in tutta Europa.

E tra i giuristi?

Ludwig Steub, giurista di Monaco che conosceva bene il Tirolo ed era amico del sindaco Josef Streiter, il famoso sindaco liberale di Bolzano. Steub è stato il primo a combattere contro le menzogne che giravano sulla popolazione ebraica, già con una pubblicazione del 1869. Steub promuoveva il pensiero liberale nel Tirolo dominato dalla Chiesa.

Poi c’era anche Daniel Spitzer, giusto?

Si, altro giurista che frequentava il Tirolo, spesso a Merano e che aveva coniato l’espressione “Organi clericali che inventano bugie”. Nel 1893 fu sepolto proprio a Merano. Sappiamo che tra il 1873 e il 1908 sono stati sepolti 670 ebrei nel vecchio cimitero di via Maia. Spitzer, però, finì nella tomba collettiva.

Tomba collettiva?

Si, il vecchio cimitero ebraico di via Maia venne devastato, e a spiegarcelo ci sono le testimonianze del noto medico meranese Fritz Singer, il quale dal balcone di casa sua nel 1941 assistette alla distruzione del cimitero. Solo poche tombe di personaggi famosi vennero trasportate nel nuovo cimitero, ma gli altri finirono in una tomba collettiva, come Spitzer, per errore.

Chi fu trasferito nell’attuale cimitero ebraico?

Ad esempio Moritz Lazarus, importante filosofo arrivato a Merano per motivi di salute, il quale voleva aprire l’ebraismo alla scienza moderna con l’aiuto del suo amico, anche lui frequentatore di Merano, Paul Heyse, il quale ha descritto e reso famosa Merano in Europa con le sue “Novelle meranesi”.

Ma anche Peretz Smolenskin, considerato uno dei massimi scrittori israeliani, sepolto a Merano, poi trasferito in Israele.

Poi ci sono i banchieri.

Come Friedrich Stransky, arrivato a Merano nel 1867, entrò nella banca degli zii della moglie, Rosina Biedermann, e con loro fondò la banca per lo sviluppo dell’economia e delle attività imprenditoriali dell’epoca. Molto aperto verso la comunità non ebraica, al punto che la figlia si convertirà al cristianesimo.

E tra i rabbini che arrivarono a Merano?

Sicuramente da ricordare c’è Aron Tanzer, rabbino del Tirolo il quale nel 1905 si trasferì a Merano cercando di fondare una comunità indipendente da “Hohenems”, che all’epoca era il centro culturale della comunità ebraica in Austria. Tentativo vano, fermato da Vienna, perché la comunità meranese stava crescendo troppo velocemente.

Tanzer è stato anche l’inventore di un neologismo piuttosto curioso, giusto?

Tanzer usava la parola “Antiveritaner” per indicare gli antisemiti i quali credevano alle storie inventate sugli ebrei e che secondo Tanzer, invece, avevano un problema con la verità piuttosto che con la popolazione ebraica.

Anche il poeta ceco Franz Kafka deve molto alla comunità ebraica meranese. Ce ne spiega i motivi?

Kafka stesso durate il suo soggiorno in città nell’aprile del 1920 si occupò dell’antisemitismo come fenomeno europeo, stimolato dagli eventi a Monaco, dove era in corso un’agitazione antisemita. Leggendo gli articoli nei quotidiani clericali locali, Kafka iniziò ad occuparsi della “posizione fragile degli ebrei”, come ebbe a scrivere in una delle sue lettere meranesi.

Tra i medici ebrei arrivati a Merano, qualcuno si fermò per poi viverci?

Parecchi, come Leopold Sarason, conosciuto a Merano per essere stato il medico del teatro cittadino appena costruito o Norbert von Kaan, fondatore del sanatorio Martinsbrunn. E lo stesso Josef Kohn, direttore del sanatorio ebraico e medico personale di Kafka.

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