Nobildonne, statisti e campioni: la storia dentro una racchetta 

Il Tennis Club Merano è uno dei più antichi d’Europa Il racconto degli albori di un impianto in via di rilancio 


di Jimmy Milanese


MERANO. Per i vent'anni di Meranarena in corso di celebrazione, la società pubblica di gestione e il Comune si stanno adoperando per il rilancio del tennis meranese che può vantare una storia di oltre 130 anni e uno dei Tennis Club più antichi d'Europa. Ed è in questo contesto che riaffiorano pagine in bianco e nero sconosciute agli stessi meranesi.

La diffusione del tennis a Merano coincide con la fine dell'800, scriveva nel 1884 la “Wiener Salonblatt”, quando la città era ormai affermata meta di villeggiatura, tra le altre, delle famiglie Rothschild, Szèchènyi, Esterhàzy e Thurn und Taxis, le quali organizzavano in città i loro «esclusivi incontri d'alta società che si dilettava nel giuoco del tennis».

Era il 1870 e con il primo soggiorno della principessa Sissi nella città di cura, accompagnata dalla principessa di Thurn und Taxis, vera e propria amante del tennis e proprietaria di diversi immobili nella zona, i viaggi per Merano iniziavano a diventare sempre più frequenti. Merano festeggiava il 50esimo anniversario del titolo di centro di cura, quando a Vienna su iniziativa di 30 nobildonne e 40 aristocratici veniva fondato l'Adeliger Tennis-Club. Nello suo statuto del 1883 figuravano i nomi delle più importanti famiglie dell'Impero, con molti di casa a Merano, tanto da avervi fatto costruire alcuni dei castelli che ancora oggi sovrastano Maia Alta.

C'era la vivacissima contessa Esterhàzy de Galàthina, discendente del ramo nobiliare francese della famiglia Croÿ, nonché fidata confidente della principessa Sissi. Non fu difficile per la contessa Esterhàzy, ottima giocatrice e residente fissa a Maia Alta, trovare i fondi per la costruzione di un campo da tennis proprio accanto alla stazione ferroviaria di allora, nei pressi della ex sede delle Spedizioni Hartmann, in via Alpini. Era il 1884 e a Merano veniva fondato un Tennis Club.

La vista di un campo da tennis proprio nel luogo dove arrivavano e partivano le carovane di Principi e Conti, rappresentava un bel biglietto da visita per la città. Tra questi ospiti, un giovanissimo e allora sconosciuto Arthur Schnitzler il quale rimase tanto colpito dalla disciplina da dedicarci una celebre novella.

Con l'inizio del nuovo secolo, il campo da tennis dovette essere spostato nella sua attuale posizione, per via dell'insopportabile inquinamento da polvere di carbone che caratterizzava l'area della stazione dei treni di Merano.

Nei suoi primi anni di vita, il Tennis Club Merano subì inesorabilmente il riflesso di una società europea che si stava lentamente sfaldando, con il turismo nobiliare che lasciava il posto a scrittori e poeti in cerca di pace a buon prezzo.

Ad ogni modo, dal 1905 a Merano si organizzavano regolarmente prestigiosi Tornei Internazionali di tennis, ma solo a partire dagli anni venti, sotto il Regno d'Italia, il tennis meranese iniziò a vivere una seconda epoca di gloria.

L'annuale Torneo internazionale - con la coppa Lenz e in seguito il trofeo Mussolini - era considerato uno degli eventi più prestigiosi a livello europeo, mentre il perimetro turistico della città si stava ingrandendo e dal 1922 la località tra le Alpi poteva vantare anche un Golf Club internazionale e una moderna sala convegni.

Nel tennis tra le due guerre non esisteva ancora la classifica ATP, quindi, di solito, il reclutamento dei giocatori per i tornei internazionali avveniva su raccomandazione diretta. Alle numerosissime richieste per accreditare figli, parenti o amanti, la direzione del Tennis Club Merano, da poco affidata all'ingegner Piero Richard, rispondeva con diplomazia, garbo e in ben quattro lingue.

Due edizioni del Torneo internazionale di tennis, quelle del 1930 e del 1935, sarebbero entrate di diritto nella storia di questa disciplina. Per l'edizione del 1930, il presidente Richard invitò la giocatrice Lucia Valerio, la quale dal 1926 avrebbe vinto ben dieci titoli italiani consecutivi. La Valerio non era solo la più grande giocatrice italiana di tennis dell'epoca, ma anche colei che col suo fascino e grazia convinse Benito Mussolini ad inserire un campo da tennis nel nascente complesso sportivo del Foro Italico di Roma. Lucia Valerio arrivò a Merano nel settembre del 1930, dopo avere chiesto una seconda stanza per il padre presso l'Hotel Palace. Non fu un arrivo facile, infatti, le 120 Lire al giorno per la stanza del padre indussero la Valerio a lamentarsi con la direzione, alla quale scrisse: «una enormità, al Lido di Venezia si paga molto meno». La sua partecipazione alla «Coppa Lenz per Signorine» era prevista in doppio. Valerio scrisse a Richard chiedendo di potere giocare con l'americana Elisabeth Ryan, una delle tenniste più forti dell’epoca. La Ryan declinò l'invito, scrivendo che «problemi familiari mi impediscono una trasferta così lontana che non mi permetterebbe di fare ritorno per Natale».

Alla fine, in seguito a pressioni politiche provenienti da Berlino, Lucia Valerio ottenne come partner la fortissima tedesca Cilly Aussem che a Merano si presentò con il mito Bill Tilden, suo coach e compagno, nonché uno dei giocatori più forti di tutti i tempi.

Le cose andarono male, infatti, il duo italo-tedesco venne sorprendentemente sconfitto dalla coppia formata da Ida Adamoff, giovanissima franco-russa, e l' americana Dorothy Andrus.

Nel 1935, invece, in occasione del XV Torneo Internazionale di Tennis di Merano, si registrò un vero e proprio incidente diplomatico. Proprio nel rapporto scritto da uno dei giudici si legge di una imprecazione giunta dal pubblico: «Noi non facciamo i porci comodi di questi stranieri che mangiano il nostro pane – vedrà come andrà a morire, è un'ingiustizia, sappiamo che lei favorisce sempre gli stranieri, faremo un reclamo alla Federazione». Era la voce della madre della giocatrice Giuliana Grioni.

I fatti si erano consumati il 2 ottobre, in una gara della «Coppa Lenz», dove Grioni era opposta alla tedesca Totta Zehden. La Zehlden era una regolarista molto amata dalle alte sfere naziste. Quel pomeriggio, il match venne interrotto dall'arbitro diverse volte per pioggia, la Grioni si rifiutò di tornare in campo, e la madre se la prese con il giudice.

Il problema si pose in quanto di fronte a un nutrito stuolo di ufficiali nazisti, sul campo accanto si allenavano i tedeschi Gottfried von Cramm e Henner Henkel per la finale del Trofeo Mussolini che poi Cramm vinse per 4-6, 0-6, 7-5, 6-4, 6-4. Due anni dopo, Cramm perse la finale di Davis contro il mitico Don Budge, scatenando le ire del Führer che ne ordinò l'incarcerazione con l'accusa di omosessualità.

Ad ogni modo, l'edizione del 1935 registrò un vero e proprio successo internazionale per la città, con ben 403 articoli presenti in 61 giornali italiani e 164 articoli in 89 organi di informazione esteri. 150 gli iscritti da ben 17 nazioni, per un incasso di 44.950 Lire, con una questione legale che si trascinò per qualche mese. Infatti, la Dunlop – Agenzia italiana vendita sport – sponsor dell'evento, in una lettera del 22 ottobre, lamentava la restituzione di sole 124 dozzine di palline, invece delle 125 precedentemente pattuite. E per quelle 36 Lire di differenza, si dice, fu proprio Piero Richard, ancora una volta, a mettere mano al suo portafogli, tutto preso dall'imminente inaugurazione di una nuova creatura: l'ippodromo di Merano.













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