Ritorno a Curon «Quel campanile, che forza evocativa» 

Secondo al Premio Strega con il romanzo “Resto qui” È ambientato sul lago di Resia dove stasera è atteso l’autore


di Jimmy Milanese


CURON. Una vacanza con la famiglia a Curon Venosta, qualche attimo di fronte al vecchio campanile che emerge tra le acque, e a Marco Balzano, scrittore milanese pluripremiato dalla critica, arriva l'idea del suo quarto romanzo.

«Resto qui» è la storia di Trina: una maestra che sotto il regime fascista, assieme a suo marito, difende con la sola forza delle parole la dignità di un intero popolo.

Questa sera, alle ore 20.30 sul palco all’aperto presso il campanile di Curon (in caso di maltempo presso il vicino salone delle associazioni), l'autore incontra il suo pubblico, proprio a Curon Venosta: località dalla quale l'autore ha tratto ispirazione per la sua ultima opera letteraria.

Balzano, nei suoi romanzi, le difficoltà della vita e il loro superamento sembra essere uno dei temi centrali: per quale motivo?

«Quello che non rappresenta una difficoltà, non può essere di interesse per la letteratura. Scrivere per forza di cose significa fare i conti con le difficoltà. È il tentativo di rispondere a domande, guardare alle ferite. Non è originale, lo comprendo, ma il mio sguardo va a intercettare, nello specifico, le difficoltà intergenerazionali, in un mondo che cambia velocemente».

I suoi romanzi sono stati associati alle sceneggiature dei film di Comencini.

«Ma non lo sono, non scrivo pensando a una sceneggiatura cinematografica, anche se i miei romanzi sono stati opzionati per il cinema. Per vari motivi, ad oggi, nessuno di questi ha visto una trasposizione filmica».

Ma hanno tutti quell'odore di cinema: perché, allora?

«Scrivo con un passo diverso dal cinema, però ho sempre bisogno di fare vedere qualcosa. Insomma, io scrivo per fare vedere le immagini. Forse per questo».

In «L'ultimo arrivato» (2014) ha raccontato del fenomeno migratorio minorile italiano degli anni Cinquanta. Perché?

«Ninetto, il protagonista, è venuto fuori dalla cronaca. Per reazione all'ingolfamento mediatico sui migranti. Mangiavo a pranzo con la mia famiglia e in TV scorrevano le immagini di questi drammi che coinvolgono i minori. Mi sono chiesto se noi ne avessimo avuti di migranti bambini, oggi chiamati minori non accompagnati».

Come è arrivato al romanzo?

«Avevo letto un libro di Goffredo Fofi sulla immigrazione meridionale a Torino, dove si parlava di questi ragazzi. Sono andato a cercarli. Erano migliaia. Tra gli anni Cinquanta e Sessanta ragazzini tra i 10 e 13 anni si riversarono a Milano. Ho semplicemente tentato di ricordare che siamo un popolo dalla memoria corta».

Sembra lo stesso procedimento che ha portato a «Resto qui», giusto?

«Si! Sono capitato per caso con la mia famiglia al lago di Resia, perché mio suocero conosce quelle parti. Ignoravo l'esistenza di Curon. La storia mi è venuta incontro, ma l'immagine del campanile nel lago ha una forza evocativa. Ho cercato di capire cosa ci fosse sotto. Ho scoperto che quello era stato un luogo di distruzione (la costruzione della diga a partire dal 1939 che sommerse l'antico abitato di Curon Venosta, ndr), ma oggi è un luogo turistico, dove le persone fanno il bagno».

Turisti che oggi, in estate, navigano quelle profondità...

«Come faccio io, quando scrivo. Mi interesso a quello che c'è sotto, proprio per condividerlo. Una idea che mi sta a cuore».

Balzano, a parte il suo ultimo romanzo, lei ha vinto quasi tutti i premi letterari italiani. Conta più il parere del critico o del pubblico?

« I lettori sono la soddisfazione più grande, ma quando personaggi come Fofi ti fanno i complimenti, ovvio che ciò inorgoglisca».

Lei è uno studioso di Leopardi: come mai?

«La vita e il pensiero del poeta di Recanati insegna che è possibile riconoscere onestamente la difficoltà e la sofferenza, ma nonostante questo scegliere e preferire la dimensione della vita, intesa come manifestazione di dignità. Insomma, vivere per l'altro, anche se non ci sono ragioni per stare al mondo».

Subito dopo avere realizzato l'intervista, un messaggio di Balzano sul cellulare: «Lei mi ha portato fortuna: appena ho messo giù con te mi hanno detto che “Resto qui” ha vinto un premio molto bello».

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