Ultimo, sei su dieci fanno due mestieri ma anche i volontari 

Tra le fonti di guadagno turismo, energia e agricoltura Viaggio nel paese che lotta per tenere viva la tradizione 


di Sara Martinello


ULTIMO. Il dizionario etimologico tedesco non registra la radice ult-. La si ritrova solo in “Ultental”, la valle che probabilmente diede non pochi grattacapi a Ettore Tolomei nell’opera di italianizzazione dei toponimi. Tanto che il nome “val d’Ultimo”, ricostruito con tutta probabilità su un’etimologia latina, riporta al visitatore la semantica dell’ultimo, di ciò che precede il nulla, del termine necessario di un territorio chiuso dalla montagna. Con la frazione di Santa Gertrude arrampicata sul pendio scosceso, dipinta in fondo alla valle, e la strada disegnata tra i masi, i laghi, i larici millenari, i sentieri. Qualche mucca, il fieno ad asciugare, i crinali fitti e bluastri.

Questo paese diluito lungo la strada, appena oltre due gallerie strette strette, è attestato come insediamento già da alcune carte dell’XIesimo secolo e come Comune dal 1810, con la fusione di Kuppelwies, Santa Gertrude, San Nicolò, San Pancrazio e Santa Valburga e la successiva separazione, nel 1950, di San Pancrazio. Nel mezzo, il Weiler, un gruppo di masi di età medievale di cui ora rimane una testimonianza al museo archeologico Culten, centro di documentazione a Santa Valburga che attesta la vita nella valle tra l’età della pietra e quella del ferro. «Di quel raggruppamento è rimasta una casa: l’abbiamo spostata al museo, in modo da proteggere l’eredità storica del paese. Il fascino della valle è proprio questo, i masi tipici, i tetti a scandole». A descrivere lo spirito di conservazione della val d’Ultimo è Beatrix Mairhofer, sindaca, avvocata con studio a Merano e candidata della Stella alpina alle elezioni provinciali. Il Comune, qui, fa notevoli sforzi per mantenere intatta l’aura eterna del posto: «Per esempio cerchiamo di mantenere i tetti a scandole, anche se costano il triplo rispetto a quelli più moderni, e diamo sovvenzioni agli agricoltori, anche affinché continuino a trattare il fieno secondo le tecniche antiche – che d’altra parte garantiscono una maggiore qualità». In realtà, spiega Mairhofer, più del 60% degli agricoltori (gran parte degli abitanti lo sono) è impiegato in modo precipuo in mestieri di altra natura. La maggior parte affianca all’agricoltura l’ospitalità verso i turisti: «Gli agriturismi sono molto richiesti dai visitatori. Qui non esiste turismo di massa, chi viene lo fa per escursionismo, per apprezzare la qualità dei prodotti locali, e noi lo ripaghiamo con una forte tipicità e con una dimensione di ecosostenibilità a vantaggio sia dei turisti, sia soprattutto dei residenti». Nelle malghe ci si ferma a mangiare un boccone, a scambiare qualche parola con chi ci lavora. Si va anche al Kuppelwies verso la fine del lago, all’Arnstein a Santa Gertrude, nei due ristoranti vicino ai larici. Ultimo conta 600 chilometri di sentieri e oltre 30 malghe ancora abitate, che insieme agli alberghi nel 2017 hanno registrato circa 210mila pernottamenti nei 1499 letti disponibili nel comprensorio turistico di Ultimo, San Pancrazio, Proves e Lauregno. Un piccolo miracolo rispetto alle 164mila presenze di appena tre anni fa. Chiaramente c’è anche il turismo invernale allo Schwemmalm a dare lavoro agli abitanti della zona. Un impianto di dimensioni tutto sommato modeste ma di successo tra gli amanti dei panorami, cui si aggiunge la possibilità di fare scialpinismo e sci di fondo.

Molti – oltre 600 dei circa 3mila abitanti – lavorano a Lana o a Merano. «Ogni giorno i pendolari scendono passando attraverso le due gallerie alle porte del paese – prosegue la sindaca –. Sono scarsamente illuminate e una è troppo stretta perché ci passino un autobus e un altro mezzo un po’ più grande di un’automobile, così è a senso alternato. Fortunatamente, dopo anni di battaglie, ora si sta costruendo un tunnel di circa un chilometro che ci faciliterà gli spostamenti. La galleria più stretta invece sarà allargata. Il beneficio sarà anche per i turisti giornalieri da Merano, Scena e Tirolo».

Accanto alla strada, tre mucche brucano l’erba. Magrissime, grigie, sono le mucche tipiche del posto. Del latte prodotto a Ultimo meno dell’1% rimane qui, a uso dei residenti e dei malgari che producono artigianalmente il formaggio. E l’acqua dei ruscelli, vera ricchezza di Ultimo, si accumula in cinque laghi artificiali creati tra gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta, passando dal lago di Zoccolo (il maggiore) a quello vicino al rifugio Canziani, a 2370 metri d’altitudine. Enel, Sel, tre centrali Alperia, agli abitanti della valle di tutta quest’acqua «purtroppo resta solo la concessione per l’agricoltura», soggiunge Mairhofer. Col tempo la gente ci ha fatto l’abitudine, a quel grande lago trattenuto dalla diga, tanto che l’amministrazione ha deciso di aprire un bando per creare un sentiero lungo lo specchio d’acqua.

Come quasi ovunque, qui è la Südtiroler Volkspartei ad amministrare il paese. Ultimo ha eletto un consiglio comunale in cui 13 membri sono della Stella alpina e 2 dei Freiheitlichen. La targhetta dell’ufficio di Beatrix Mairhofer reca “Bürgermeisterin - sindaca”, un segnale di competenza linguistica e di attenzione politica. «Il lavoro di sindaca mi piace, ma vorrei cogliere la possibilità delle provinciali per portare il punto di vista dei centri più “chiusi” anche e soprattutto per ragioni orografiche e per sviluppare aspetti comuni a tutto l’Alto Adige, desideri, aspettative, problemi da indagare. Il mio mandato a Ultimo scadrebbe nel 2020: se dovessi essere eletta nel consiglio provinciale al mio posto salirebbe il vicesindaco. Dell’Svp anche lui, certo».













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