Unibz, bimbi in laboratorio per la «danza delle api» 

La «De Amicis» dall’entomologo. «Ballano per comunicare informazioni sulla distanza» Il docente: «Adoro trasmettere ai più piccoli entusiasmo e curiosità per le cose sconosciute»



MERANO. Diciassette bambini della scuola elementare Edmondo De Amicis di via Leichter a Maia Alta hanno potuto frequentare l’università per un giorno. L’occasione? L’iniziativa “JuniorUni”, durante la quale gli scolari hanno approfondito la conoscenza della professione dell’apicoltore e la vita delle api.

Gli alunni delle scuole elementari meranesi si sono seduti con orgoglio nell’aula dove si sarebbe svolto il workshop di Sergio Angeli, entomologo e docente della facoltà di Scienze e tecnologie di Unibz, che, assieme al ricercatore Riccardo Favaro, ha tenuto loro una lezione dal titolo “L’uomo, le api e il miele”.

Tra gli argomenti affrontati da Sergio Angeli, la comunicazione tra le api e la famosa “bee dance”, la danza delle api. Tra le risate e i momenti divertenti, i bambini hanno posto al professore anche domande decisamente profonde. Un esempio su tutti: «Ma se le api raccolgono il nettare, noi umani non compiamo un furto se poi ci impadroniamo del miele che producono?», ha chiesto un bambino, dimostrando sensibilità rispetto alle questioni della giustizia animale. Al termine della lezione, i bambini hanno indossato tute da apicoltore in miniatura, assaggiato il miele e raccolto api vive. Equipaggiati con piccoli grembiuli bianchi, occhiali protettivi e guanti di gomma, gli alunni hanno sperimentato l’ebbrezza di essere per un giorno ricercatori universitari e si sono lasciati entusiasmare dall’osservazione al microscopio.

«Ciò che più mi preme trasmettere ai bambini, oltre ai contenuti specifici della materia che insegno e su cui faccio ricerca, l’entomologia, sono l’entusiasmo e la curiosità per le cose sconosciute», spiega Angeli. «Queste sono infatti le qualità fondamentali per diventare ricercatori, certo dopo aver seguito un adeguato percorso formativo universitario». Gli sguardi assorti dei bambini in silenzio durante le spiegazioni e le tante domande rivolte al docente sono il migliore presupposto per la prossima generazione di ricercatori alla Libera Università di Bolzano o nei tanti istituti di ricerca sparsi nel mondo.













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