C’eravamo tanto aRmati,  il matrimonialista racconta 

Bolzano, Gian Ettore Gassani oggi alla libreria Mardi Gras con il suo nuovo libro «Troppi figli sono ancora un bottino di guerra, e mancano tutele adeguate»


di Fabio Zamboni


BOLZANO. Dopo “I perplessi sposi” e “Vi dichiaro divorziati”, il fuoriclasse degli avvocati matrimonialisti italiani (una volta li chiamavano divorzisti, ora – dopo il varo delle unioni civili - dovremmo chiamarli “esperti del diritto di famiglia”) torna in libreria: Gian Ettore Gassani, presidente nazionale dell’associazione AMI (avvocati matrimonialisti italiani) ha da poco pubblicato “C’eravamo tanto aRmati”, sottotitolo “Storie di cuori spezzati” (editore Imprimatur). In vista della presentazione bolzanina di oggi, 18 novembre, (ore 11, libreria Mardi Gras) abbiamo chiesto al noto avvocato, protagonista di tanti talk show televisivi, di raccontarci del suo nuovo volume e del suo delicato lavoro.

Un libro centrato sul tema dei diritti negati: quelli di tanti minori, degli omosessuali, dei più deboli anche e soprattutto all’interno della coppia.

«Esatto. Ma mi lasci dire prima di tutto che Bolzano, da dove due anni fa è partito il tour di presentazione del libro precedente, mi ha portato fortuna: una valanga di messaggi e di riscontri, soprattutto sui social, che mi ha impressionato. Le città del Nord sono molto più sensibili al tema del diritto di famiglia, che è un po’ il termometro del livello culturale di un Paese. In questo terzo capitolo di una trilogia, non parlo soltanto della violenza in famiglia ma anche della mala giustizia, di un sistema che non funziona, che a volte è addirittura concorrente in certe tragedie. Troppi figli sono ancora un bottino di guerra, per certe famiglie, e mancano le tutele adeguate».

Nel nuovo volume, tante storie drammatiche con qualche sprazzo di speranza: un paio di nuove leggi importanti.

«Certo: la n.76 sulle unioni civili, che riconosce finalmente anche gli amori cosiddetti diversi – e io ci ho ho lavorato molto collaborando con Monica Cirinnà - e quella chiamata “Dopo di noi”, sulla tutela dei figli disabili dopo la morte dei loro parenti».

Ma qual è la legge più urgente, fra quelle che mancano?

«Bisogna intervenire sulla bioetica, sul testamento biologico. Lavorando anche sul tema del fine vita. Un tema spinoso che divide le coscienze, ma non possiamo essere costretti per sempre ad andare in Svizzera. Noi italiani andiamo in Spagna per procreare, in Romania per divorziare e in Svizzera per morire. Forse sarebbe il caso di creare delle leggi adeguate per evitare tutto questo».

Largo spazio, in questo nuovo libro, alla figura dell’ avvocato e alla sua formazione. In un capitolo si parla anche di crisi di coscienza, in un altro è descritta la durissima vita del praticante avvocato.

«È un lavoro totalizzante, senza orario. Detto questo, ci sono studi legali che valorizzano i giovani e altri che li sfruttano. Dando un pessimo esempio sia dal punto di vista umano sia da quello professionale-aziendale: su un giovane capace bisogna saper investire, è semplicemente strategico».

Fra le storie di “C’eravamo tanto aRmati”, spicca quella di Mina Welby, sudtirolese balzata alle cronache per la coraggiosa e straziante vicenda dell’eutanasia di suo marito Piergiorgio.

«Una storia emblematica, fortissima. Mina Welby è la donna più coraggiosa che io abbia ma conosciuto. Non credevo che potesse esistere un amore di tale forza: lei ha lasciato l’ idilliaco Alto Adige di San Candido per sposare, a Roma, un uomo condannato da una malattia terribile, diventando il simbolo di una battaglia che è diventata battaglia di un intero Paese. Nel libro riporto il resoconto di un’ intera giornata passata da Mina nel mio studio a raccontarmi la sua terribile ma affascinante avventura, terminata con la clamorosa eutanasia in diretta che ha scosso le coscienze degli italiani».

L’avvocato Gassani era a Bolzano già ieridì per partecipare al convegno dell’AMI nella sala di rappresentanza del Comune (ore 15-18) organizzato in collaborazione con il locale Osservatorio del diritto di famiglia e con il Coa di Bolzano.

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