Con Agrati stasera la poesia sale sul palco

Ospite della rassegna “MundWerk” al Carambolage. «La lettura pubblica è un atto carico di emozioni, avvicina al pubblico»


di Daniela Mimmi


BOLZANO. Poeta, cantante, narratore, e anche pittore, Paolo Agrati è lo special guest, l’ospite speciale, di «MundWerk», il palco letterario del piccolo teatro Carambolage di Bolzano (in via Argentieri), oggi con inizio alle ore 20.30. Proporrà “Italy - amore mio/Biss zum Umfallen” e con lui sul palco ci saranno Lene Morgenstern e Wolfgang Nöckler, mentre il cantautore Oscar Ferrari e il Duo Betelle assicureranno il tappeto musicale.

Prima di entrare nello specifico e di parlare con Agrati, è giusto ricordare che questa è la terza edizione di «MundWerk», curata da Lene Morgenstern e Wolfgang Nöckler. «Il tema è il crollo dell’Italia. Noi leggiamo le nostre poesie in tedesco, Agrati in Italiano. C’è molta improvvisazione, molta interazione con il pubblico e molto divertimento», spiega, descrivendo l’appuntamento odierno, Lene Morgenstern.

Nato a Milano nel 1974, Paolo Agrati ha partecipato negli anni a numerose letture, competizioni poetiche dal vivo e “poetry slam”, le sfide su palco a colpi di rime, di poesie, in tutta Italia. E’ narratore e cantante nella Spleen Orchestra. Dall’esperienza del palco sono nati i reading legati alla presentazione dei libri, veri e propri spettacoli concepiti con l’intento di riuscire a presentare e leggere poesia nei luoghi pubblici più svariati e inusuali. Ha pubblicato diversi libri e suoi testi sono presenti su diverse antologie. In una delle sue poesie si legge: “Che m’importa se qualcuno / leggerà le mie parole / le parole rimangono parole / anche se nessuno le ascolta”. E invece questa sera ce le farà ascoltare...

«La poesia in questione - commenta Agrati - non a caso chiude il libro “Amore&psycho”, il mio ultimo lavoro uscito con Miraggi Edizioni. Il libro, tra i diversi temi, si interroga sulla parola. Gioca, sperimenta, la dileggia fino ad arrivare all'errore grammaticale. Nel capitolo psycho, molti testi acquistano energia e forza dalla lettura, dalla condivisione con il pubblico; quando si lavora in questo ambito, il rischio è che ciò che si scrive sia funzionale, sia scritto per compiacere il pubblico. Sono poesie che a mio avviso non hanno bisogno di essere condivise con letture pubbliche, anche se molti si ostinano a farlo allontanando inevitabilmente la poesia dalla gente. Io non lo faccio».

– Come sta la poesia oggi in Italia?

«A questa domanda non ho le competenze per rispondere. Nella mia esperienza personale ho visto spesso poeti spendersi nella banalità di mettere a confronto ambiti diversi della scrittura poetica cercando la giustezza nella strada espressiva. Gli scrittori classici che se la prendono con i performer. I performer che se la prendono coi classici, diatribe di una pochezza nonchè di una noia mortale... Ogni strada ha un suo percorso, una sua difficoltà, una sua caratteristica; è un concetto molto semplice. È come se Mozart se la prendesse coi Pink Floyd. Ci sono molti poeti giovani che sanno scrivere bene in entrambi gli ambiti; siamo in Italia e la tradizione della scrittura è forte e viva».

– Forse la poesia ha bisogno di un po’ di spettacolo, come farete voi al Carambolage, diciamo anche location ideale con il suo palco ma in uno spazio raccolto, per farsi ascoltare?

«La poesia che ha corpo e voce è una poesia differente da quella che ha solo la carta; non migliore non peggiore, differente. La lettura pubblica è un atto carico di emozioni; ci sarà da divertirsi di sicuro al Carambolage».

– Servono anche i “poetry slam” per far conoscere (e si spera amare) la poesia?

«Il poetry slam mi ha fatto capire molte cose. Mettersi in gioco, divertirsi, togliere l'idea che per apprezzare una poesia ci voglia competenza. È come succede con la musica o con le opere d'arte: più conosci, più la lettura dell'opera è complessa e completa. Ma questo non ti impedisce di godere di Michelangelo anche se non sai nulla di arte rinascimentale. Ora, a parte l'azzardato e presuntuoso paragone con Michelangelo, il poetry slam ti sbatte tra la gente, nudo in mezzo a un pubblico che non è per forza competente. Poi la gara ha solo un valore simbolico, funzionale appunto a ripristinare il contatto del poeta col pubblico, contatto che è all'origine della nascita della poesia stessa».

– Si vive di poesia?

«Io vivo di poesia. Peró non riesco a pagarmi l'affitto».

– Lei personalmente che poesie legge e ama?

«Io amo Campana, Penna, Pavese, Ungaretti, Pasolini e Dante. Withman e Dickinson».

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