EUROMEDITERRANEA»DAL 2 AL 7 DI OTTOBRE A BOLZANO

Dal 2 al 7 ottobre ritorna la tradizionale manifestazione Euromediterranea, proposta e organizzata dalla Fondazione Alexander Langer. L’edizione di quest’anno si svolgerà tra Roma, Bolzano e Assisi...


di Giovanni Accardo


Dal 2 al 7 ottobre ritorna la tradizionale manifestazione Euromediterranea, proposta e organizzata dalla Fondazione Alexander Langer. L’edizione di quest’anno si svolgerà tra Roma, Bolzano e Assisi ed è dedicata al rapporto dell’umanità con la terra e alle sue varie forme, riassunto nel titolo della manifestazione: “Una terra in dialogo”. Durante i cinque giorni, e in particolare nelle giornate bolzanine del 4, 5 e 6 ottobre, si discuterà di conversione ecologica, città-rifugio, cura della terra e di cura dell’umanità, di contrasto ai discorsi d’odio e diverse narrazioni del conflitto.

La manifestazione è la cornice per l’ assegnazione del Premio Internazionale Alexander Langer, che nel 2018, dopo 17 anni, torna in Israele e Palestina. Il Comitato Scientifico e di Garanzia della Fondazione ha infatti deciso di assegnare il Premio all’Istituto Arava per le Scienze Ambientali e in particolare ai progetti di dialogo tra israeliani e palestinesi promossi dall’Istituto. Il premio è reso possibile grazie anche a un contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Bolzano.

Saranno a Bolzano due allievi dell’Istituto, Muhanad Alkharaz e Shira Leon, e con loro Sami Adwan, Premio Alexander Langer 2001, insieme a Dan Bar On, la cui figura, a dieci anni dalla morte, verrà ricordata dalla figlia Yaarah.

Euromediterranea 2018 è dedicata alla memoria di Dan Bar On e a quella del triestino Marino Vocci, morto lo scorso dicembre, uomo di confine che si era fatto riconoscere per il suo impegno a costruire ponti tra i popoli.

La manifestazione è sostenuta dalla Provincia Autonoma, dal Comune di Bolzano e dalla Regione Trentino Alto Adige/Südtirol.

Nato nel 1996, a seguito degli accordi di Oslo, l’Istituto Arava per le Scienze Ambientali si è affermato durante gli anni come uno dei maggiori centri di ricerca ambientale nel Medio Oriente. Con un approccio multidisciplinare e olistico che spazia dalle energie rinnovabili alle coltivazioni desertiche, dalla gestione delle risorse idriche allo sviluppo sostenibile, l’Istituto punta a formare un gruppo di professionisti ambientali capaci di rispondere alle sfide presenti e future della regione. Con una convinzione: la natura non conosce confini né fisici né burocratici, in quanto un muro, un filo spinato, una linea su una mappa certo non riusciranno a dividere l’aria e i legami della terra e dell’acqua. E la natura non conosce confini tematici, perciò quello che facciamo per lei (e quello che lei fa per noi) interessa la totalità delle relazioni economiche, sociali, vitali.

L’Istituto Arava ha sede nel kibbutz Ketura, nella regione desertica dell’Arava, parte del deserto del Negev, nel sud dello Stato di Israele, tra l’Egitto e la Giordania. Occuparsi di tutela dell’ambiente e di politiche per il futuro ambientale in tale contesto obbliga a non ignorare il conflitto israelo-palestinese, ma a ricercare soluzioni alternative, come la cooperazione ambientale. All’Istituto sono convinti che la cooperazione ambientale tra Israele, Palestina e Giordania possa servire come avanguardia di una cooperazione politica, capace di portare a benefici condivisi.

Una mediazione ecologica per favorire piccoli e concreti passi avanti, possibilità di confronto e successi minori, ribadendo la convinzione che le convergenze sono possibili, andando oltre il conflitto politico.

Proprio per queste ragioni, l’Istituto Arava crea le condizioni perché siano gli studenti a confrontarsi sul conflitto, a capire la storia dell’altro, la narrazione del nemico diventato collega. Un terzo di loro proviene dal mondo arabo (inclusi palestinesi, arabi israeliani, giordani e egiziani), un terzo dallo Stato di Israele, un terzo da altre regioni del mondo. La convivenza nei corsi favorisce la condivisione di spazi e percorsi di vita.

L’Istituto prevede inoltre la frequenza obbligatoria di un seminario di leadership per la costruzione di pace, durante il quale gli studenti hanno l’opportunità di esplorare il conflitto concettualmente, cercando di capire dove e come influisca sulla vita di ogni giorno, e come questa influenza cambi stando da una parte o dall’altra del conflitto; hanno l’opportunità, molti di loro per la prima volta, di ascoltare la narrativa opposta e di analizzare criticamente la propria.

In una società polarizzata come quella israeliana, dove i pochi che si occupano di de-costruire il conflitto sono spesso ostracizzati e ignorati dalla grande maggioranza delle persone, l’Istituto Arava offre uno spazio per il confronto, per la convivenza, per la comprensione; uno spazio che può generare, e ha generato, ottimi frutti.

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