Il Ballett de Marseille reinventa la modernità 

Il coreografo Emio Greco: «La danza non è memoria fisica, il gesto si rinnova» Domani in scena al Teatro Comunale di Bolzano con “Le Corps du Ballett”


di Daniela Mimmi


BOLZANO. Ha ormai tre anni, ma non li dimostra “Le Corps du Ballet” del Ballet National De Marseille che aprirà la Stagione InDanza/Bolzano, a cura del Centro Servizi Culturali Santa Chiara e del Circuito Danza Trentino-Alto Adige con la direzione artistica di Emanuele Masi, in scena al Teatro Comunale di Bolzano, domani 16 novembre alle ore 20.30. Le corps du Ballet è ancora, infatti il titolo-faro del repertorio della Compagnia e sempre in tournée da quando, al Ballet National de Marseille, alla sua direzione arrivarono, nel 2014, Emio Greco, coreografo pugliese da anni all’estero, e Pieter C. Scholten, drammaturgo olandese. I due hanno ideato uno spettacolo per 17 danzatori in cui si fondono il passato dell’idea del corpo di ballo, e il presente. Il Ballet Nazionale de Marseille, fondato da Roland Petit nel 1972 e dal 1984 è Centro Coreografico Nazionale, è adesso diretto da Greco e Scholten, i quali hanno spostato l’ attenzione sull’estetica di oggi, sul concetto di responsabilizzazione del danzatore. I due si sono attenuti al testo di Canetti Massa e hanno affrontato l’organizzazione e la gerarchia del balletto classico per arrivare ad ampliare la figura del danzatore. Emio Greco, danzatore, nato in Puglia e Pieter C. Scholten, regista di teatro alternativo in Olanda, hanno unito i loro talenti nel corso degli anni ’90 facendo del loro connubio artistico un’avventura coreografica. Chiediamo a Emio Greco come mai ha deciso di portare in scena a Bolzano questo “Le corps du ballett” che, seppure ancora titolo chiave della compagna, ha comunque già 3 anni. «È un titolo molto significativo per noi perché racchiude gli elementi essenziali della compagnia, il linguaggio classico e quello contemporaneo, il locale e il nazionale, l’estensione del corpo. Il titolo non è “corpo di ballo”, ma “il corpo del ballo”. C’è una sorta di corpo a corpo, di battaglia, nella componente gerarchica del balletto classico».

Ancora una volta avete concentrato la vostra attenzione sul corpo, collettivo e individuale.

«Il corpo rappresenta la fisicità. Il corpo collettivo deve manifestarsi e identificarsi per posizionarsi, se no scompare. Il corpo individuale si identifica nel gesto danzato. La danza non è memoria fisica, il gesto cambia e il corpo rinasce in altri gesti».

Come e dove si incontrano presente e passato in questo “Le Corps du Ballet”?

«Tracce del passato e del presente sono parte della storia della danza e il nostro repertorio rilegge il contemporaneo. Nella seconda parte ci sono dei passaggi tecnici comici su variazioni della Marsigliese. Il nostro balletto è precedente agli attacchi terroristici alla Francia. È un inno a ritrovarsi insieme».

Come mai come testo di riferimento avete scelto Massa e Potere di Canetti?

«È una linea guida per parlare della massa, che ha una sua funzione se l’individuo non si nasconde nella massa, anzi si rafforza, ma non si nasconde. La massa e il potere sono alla base della nostra ricerca coreografica».

Che musiche avete scelto?

«Varie musiche, suoni ricercati, interrotti e impercettibili, melodie sofisticate. E la Marsigliese fatta in 15 modi diversi, dai cori russi a Mireille Mathieu. Poi ci sono delle musiche evocative della memoria collettiva, come lo Schiaccianoci e le musiche nostalgiche e romantiche di Shostakovich».

Com’è adesso la situazione della danza in Francia?

«Una volta era molto migliore. L’ ex-ministro francese Jack Lang aveva fatto molto per la danza, creando strutture di ricerca, infrastrutture, network, delle vere e proprie case per sviluppare idee coreografiche. Adesso non c’è più niente di tutto ciò. Penso che io e Scholten saremo gli ultimi direttori del Ballett de Marseille. Cerchiamo di difendere e salvare la Compagnia, ma non è facile. Nulla è perenne, le cose scompaiono. E poi è più facile distruggere che costruire».

Lei è venuto a Bolzano anche nel 2013 con Double Points: Verdi. I bolzanini sono suoi fans.

«È molto importante per un artista ritornare ciclicamente in una città e in un teatro, per sviluppare il lavoro, per incontrare il pubblico, ed è piacevole riprendere rapporti interrotti».













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Valeria Frangipane

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