L’imperatore e il suo castello 

Bolzano. A Castel Roncolo oggi l’inaugurazione della mostra temporanea dedicata ai 500 anni dalla scomparsa di Massimiliano I Il “maniero illustrato” torna al centro di una “grande narrazione” grazie al lavoro di ricostruzione della ricercatrice Sabine Weiss


Paolo Campostrini


Bolzano. A Castel Roncolo aveva due vani, una camera e una stube. Forse poco per un imperatore. Ma a lui bastavano, perchè a Massimiliano piaceva un sacco starsene lì, spazi o non spazi. Gli piacevano gli affreschi, ecco cosa. Correvano lungo le pareti eroi e racconti cavallereschi, re Artù, Goffredo di Buglione, il gran vincitore dei mori, Teodorico da Verona, Carlo Magno e Giulio Cesare. Si fermava a guardare soprattutto questi ultimi due. Immaginava, in certe sere d'estate, che potessero essere i suoi avi. Un sognatore, Massimiliano I, innamorato del suo “maniero illustrato” di cui aveva fatto la sua “Case d’estate” ma anche un sovrano che cercava nella storia e negli affreschi lo slancio per innovare e far fuoriuscire il Tirolo dal medioevo portandolo, armi e bagagli, nel Rinascimento. E dalle mura di Roncolo lui si guardava Bolzano e la conca, piccolo borgo mercantile che lo attendeva in un altra sua casa, l’ attuale museo di scienze naturali, posto al termine di via Weggenstein. Un rapporto molto stretto quello tra Massimiliano e castel Roncolo. Tanto da farne una mostra (inaugurazione oggi, mercoledì 17 aprile, alle 17.30 con una prolusione del professor Helmut Rizzolli che, della rassegna e dello stesso maniero è il nume tutelare) e una ricerca scritta della stessa Fondazione Castelli. Nelle quali si scopre come e quando l’ imperatore giunse qui e quanto amò questo luogo. Perchè fino a poco fa non c’ erano conferme storiche e documentaristiche dell'arrivo di Massimiliano a Bolzano e, soprattutto, lassù. La ricercatrice Sabine Weiss è invece riuscita a collegare precisamente il sovrano col maniero, trovando un mandato indirizzato alla Reitkammer, la Corte dei conti di Innsbruck, firmato da Massimiliano I il 4 novembre del 1501 proprio a castel Roncolo. Con questo si concretizza la supposizione che la relazione imperiale non si fosse limitata alla ammirazione dei dipinti ma si sia trattata di una stabile frequentazione del castello stesso. Ma certo gli affreschi sono contati. Li vide direttamente proprio nel 1501 dopo aver ereditato il luogo già nel 1490, giuntogli in donazione dal predecessore Sigismondo. Le opere erano state volute da una ricca famiglia di mercanti bolzanini, i Vintler, che commissionarono un ciclo cavalleresco. Molto in voga negli ultimi anni del medioevo quando già si sentiva l’ aria dei tempi nuovi. Tanto che lo stesso Massimiliano, un anno dopo il suo arrivo, nel 1502, diede incarico di rinnovare le pitture chiedendo di immettere figure più aderenti al nuovo gusto quattrocentesco e rinascimentale che risaliva dalla Penisola. Ma il rapporto del sovrano con castel Roncolo offre spunti anche per nuove indagini su quello che è considerata una delle caratteristiche della sua figura , e cioè il concetto di “Gedachtnus”: ed è proprio l’ idea di rimembranza, tanto cara a Massimiliano, che traspare dal suo rapporto coi dipinti di antichi eroi nel maniero bolzanino. Che lui intende molto più legato al concetto di memoria che non di vita eterna in senso religioso. Sente di “discendere” da uomini, come Cesare, in virtù della sua volontà di costituirsi in sovrano illuminato e di trarre questa “rimembranza” anche dal riprodurre le figure degli antichi imperatori. Tanto che proprio Massimiliano viene definito dagli storici come “l’ ultimo cavaliere”, dentro com’ era in un universo di rinnovate gesta cavalleresche costantemente resuscitate in scritti e dipinti. Poi questa tensione storica, si dispiega in una attenta autocelebrazione, con scritti e, soprattutto monete così da far intendere il sovrano, come ha scritto Helmuth Rizzolli, come “l’ imperatore multimediale”. Molto attento all’ostentazione e diffusione della sua figura con tutti i mezzi consentiti dall’ epoca. Insomma, l’ attenzione a Castel Roncolo, certi rapimenti estatici di Massimiliano nei confronti degli affreschi bolzanini, giustificano anche la sua attenzione architettonica al maniero. Al punto da indurlo a ordinare attenti restauri allo stesso e alle opere che vi erano contenute. Facendone quindi una delle sue dimore predilette, luogo di relax anche intellettuale. Che poi l’ imperatore fosse molto attento alla sua immagine, ce lo dice l’ incarico che dette a Giovanni Ambrogio de Predis, artista molto impegnato a Milano sotto gli Sforza, tanto da lavorare alla seconda versione della pala d’ altare iniziata da Leonardo da Vinci per il convento di San Francesco nella capitale lombarda. De Predis, chiamato a Innsbruck, colse l’ occasione per delineare i ritratti della coppia reale e, da questo schizzo, nacque quello che è il più elegante dei ritratti di Massimiliano. Il pittore si immortalò anch’ egli sul dipinto usando il suo nome d’ arte: Ambrosius de Predis Mediolanen. pinxit. L’ imperatore ne fu molto felice.













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