«La Venere? Dualità che è rigenerazione» 

Il grande artista è a Bolzano per due intense giornate


di Corinna Conci


BOLZANO. La responsabilità dell’artista al pari della sua libertà. Il contenuto della sua comunicazione calibrato in relazione al ciò che accade nel mondo, nella società contemporanea, con una valutazione del futuro come risultato dei nostri gesti. In questo modo Michelangelo Pistoletto (1967) porta il suo lavoro dentro le vite delle persone, nei luoghi quotidiani, immergendosi all’interno di situazioni e temi attuali. Nel contesto del progetto “Quale Bellezza? La Venere degli stracci a Bolzano” curato da Manuel Canelles (Spazio5 artecontemporanea - ambasciata del progetto Terzo Paradiso) e Nazario Zambaldi (Teatro Pratiko - progetto META) abbiamo potuto ammirare la celebre Venere degli Stracci firmata dal protagonista della corrente dell’arte povera, attraversare alcuni fra i più delicati confini del nostro paese per giungere finalmente a Bolzano il 2 Settembre scorso.

In seguito al suo lungo peregrinare l’ opera è stata installata all’ interno del cortile della Facoltà di Design e Arti dell’ Università di Bolzano, dove rimarrà visibile dall’ alto fino al 13 Ottobre.

Partendo dalla sua casa madre, Cittadellarte - Fondazione Pistoletto di Biella, dove l’ opera è abitualmente conservata, la Venere ha intrapreso un lungo viaggio simbolico che abbraccia geograficamente tutta la lunghezza del territorio nazionale e che la vede raggiungere luoghi dimenticati, marginali, periferici e zone di confine particolarmente ferite dal fenomeno migratorio: dal MAAM di Roma (Museo dell’ altro e dell’ altrove di Metropoliz/Città meticcia), all’ aeroporto di Lampedusa, dal quartiere Gianchette di Ventimiglia al Centro richiedenti asilo (Ex Alimarket) di Bolzano, per presenziare ora nei cortili dell’ Università.

Il viaggio della Venere indaga la sottile relazione fra i confini geografici, mentali, politici del fenomeno migratorio diventando essa stessa, simbolo dei corpi che attraversano tali confini.

L’opera è stata allestita ed installata dai responsabili dell’archivio generale di Michelangelo Pistoletto e OfficineVispa ha proposto una processione simbolica in cui è stato ribaltato il concetto di scarto. Come un filo che connette la periferia al centro, un gruppo di abitanti del rione Casanova-Ortles si è mossa dagli estremi della città per giungere davanti all’opera, portando con sé gli scarti da donare alla Venere, dando ufficialmente il via alla serata inaugurale. Oggi, domenica 23 settembre alle 20.30 presso il cortile della Facoltà di Design e Arti della Libera Università di Bolzano, l’ artista verrà accolto dalla comunità nei pressi della Venere degli stracci che potrà seguirlo dialogando con lui, durante una passeggiata sul Lungo Talvera. Lunedì 24 settembre alle ore 10.30 Pistoletto inaugurerà alla galleria Escape del Liceo Pascoli il progetto Venus & Paradise – Il segno del Terzo Paradiso, un progetto realizzato al “Pascoli” dagli studenti dell’ indirizzo artistico e delle scienze umane all’interno di “Aspettando Venere” e “Percorsi della Piattaforma delle resistenze contemporanee”, in collaborazione con Teatro Cristallo e Officine Vispa.

Sempre domani alle ore 15 Pistoletto presenterà al Centro Trevi Piazza della Cultura il suo ultimo libro e manifesto politico “Ominiteismo e Demopraxia. Manifesto per una rigenerazione della società” affiancato da Chiara Belliti, che ha collaborato alla stesura del libro.

Sempre il 24 alle ore 17.30 l’ artista incontrerà i “Friends” e “Young friends” di Museion – Museo d’ arte contemporanea di Bolzano, che avranno la possibilità di confrontarsi con l’artista circa le sue opere esposte dal 12 Ottobre nella nuova mostra di Museion “Tutto. Prospettive sull’arte italiana.” Successivamente alle ore 19 Michelangelo Pistoletto interverrà alla conferenza in suo onore presso l’ Università di Bolzano condotta dal Preside della Facoltà di Design e Arti Stephan Schmidt-Wulffen.

Il 25 Settembre alle ore 18 interverrà al Centro Trevi il tanto atteso Giorgio De Finis, ideatore di MAAM - Museo dell’ altro e dell’ altrove di Metropoliz/Città meticcia (Roma) e direttore artistico di MACRO ASILO, il controverso progetto sperimentale di MACRO - Museo di arte contemporanea di Roma. La presenza della Venere degli stracci a Bolzano si concluderà nella giornata del 13 Ottobre: Giornata del contemporaneo di AMACI, con il disallestimento dell’opera a cura di Cittadellarte. e ora facciamo un passo indietro e torniamo a Pistoletto. Che abbiamo intervistato.

Come nasce questo progetto?

«L’ opera “Venere degli Stracci” nasce 1967. Fu la prima volta che realizzai un’ opera facendo uso degli stracci, abiti usati e buttati. Questi stracci sono diventati nel tempo uno strumento attivo di performance, una rappresentazione di “consumismo consumato”. Si tratta di una storia illusoria della nostra realtà che invade il pianeta, stracci e plastiche sono rifiuti che creiamo pensando di fare del progresso».

La Venere è arrivata a Bolzano grazie ai curatori Manuel Canelles e Nazario Zambaldi, ed ha iniziato a vivere la città in modo differente dalle altre opere d’arte, a partire dal luogo dove è stata installata: il cortile della Facoltà di Design.

«Attraverso le azioni delle ambasciate del Terzo Paradiso di Cittadellarte, la Venere diventa il simbolo di un impegno, trasformazione e rigenerazione della società. Si tratta di persone che vivono il momento contemporaneo in modo partecipato, pensando all'opera come a uno strumento di comunicazione per sensibilizzare la società. In questo modo è come se la Venere degli Stracci viaggiasse per conto suo. Manuel Cannelles lavora da tempo sul rapporto tra arte e società collaborando con città dell'Arte. In un mondo che sembra stia precipitando ci sono sempre più persone che assumono una responsabilità pratica nei rapporti interpersonali portando dei messaggi attraverso quest’ opera. La Venere degli Stracci appartiene a un modo di fare arte che non è più individualista, personalizzato e soggettivo, ma che connette le persone trovando territori nuovi fuori dalle gallerie e i musei, oppure utilizzandoli in maniera nuova. L’ Arte è rinnovamento continuo. In questo caso è un rinnovamento che non riguarda solo l'arte in se stessa portata nei santuari dell'arte, ma entra nelle vie e nelle piazze coinvolgendo il pubblico nei suoi luoghi».

Lei ha dichiarato come la Venere, simbolo di bellezza che viene dal passato, rigenera gli stracci indossati ora da tante persone. In che modo il passato rigenera il presente?

«La Venere è una memoria che concentra tutto ciò che riteniamo essere meraviglioso. Si tratta di un’ idea di meraviglia che non si spegne mai, che nasce dal significato dell’ attrazione sessuale dell'umano, l’ attrazione verso qualcosa che mette insieme elementi diversi che si alimentano producendo sensazioni senza fine. Questo rinnova la situazione attuale di smarrimento di degrado dando la carica della rigenerazione».

Un tema centrale del progetto è proprio il corpo: il corpo della Venere in movimento ma anche il corpo delle persone che hanno indossato gli abiti che si degradano diventando stracci…

«Il corpo delle persone che sono passate attraverso questi vestiti smessi, ritrova identità proprio nella Venere».

La bellezza in questo modo è come una sorgente energetica?

«Abbiamo una dualità. Ci sono due situazioni: una va verso l’ ottimismo rappresentato dalla Venere e una va verso il pessimismo rappresentato dagli stracci. Due situazioni opposte che messe in una certa condizione producono un’ emozione che sarebbe impossibile attraverso l'unione dei due. La dualità che può essere estremamente dannosa se portata al contrasto fino alla guerra, può invece essere una dualità che crea incontro e produce nuove situazioni, creando ciò che noi poi chiamiamo bellezza».

Qual è la sua idea di confine?

«Noi viviamo continuamente il confine in tutte le cose. Il giorno e la notte, l’ alba e il tramonto, sono zone di confine. Il rapporto tra uomo e donna, tra maschile e femminile, è un incontro che genera qualcosa di nuovo, un figlio. Dall’ incontro tra la notte con il giorno nasce l’ aurora che è meravigliosa. Dal colore giallo e il colore blu nasce il colore verde. Due voci differenti insieme fanno un coro, un armonia».

Come intende il concetto di “appartenenza” e cosa rappresenta per lei?

«Appartenenza è un termine che si può intendere in molti modi diversi. L’ appartenenza per me è un concetto molto importante ma bisogna capire che non basta appartenere ma bisogna qualificare l’ appartenenza. Si può appartenere a delle bande di delinquenti o a un ambito di buoni propositi. In questo momento la Venere degli Stracci sta diventando storicamente un’ opera di frontiera, oltre l’appartenenza, va là dove ci sono spaccature, divisioni, contrasti e diventa elemento che è ben rappresentato dal Terzo Paradiso, cioè l’ unione degli opposti, una connessione delle differenze: creazione di situazioni nuove mettendo insieme ciò che sta al di là o al di là della frontiera, facendone un luogo di convivenza».

Il viaggio che compie la Venere rappresenta metaforicamente un viaggio ancestrale e la ricerca di libertà. In che modo porta questi significati?

«La libertà è una cosa intrinseca nel fenomeno dell'arte, l'artista non ha padrone è libero di esprimersi. Mette davanti agli occhi del mondo la libertà di interpretare la realtà e aiuta le persone ad agire in maniera altrettanto libera. Non possiamo solo però essere liberi, perché si possono anche fare tanti disastri. Abbiamo anche una grande responsabilità. Si tratta infatti di un’ opera che genera un senso di libertà e responsabilità».

In cosa consisterà l’azione di incontro con il pubblico nel cortile dell’Università di Bolzano? Una performance?

«Io ho fornito il simbolo, la formula del Terzo Paradiso. Questo disegno verrà ricostruito come accade da tempo, perché tanta gente diversa è intervenuta su di lui. Io stesso, anche questa volta, sarò stupito della reinterpretazione che le verrà data».















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