La vita ha gli occhi azzurri, parola di Massimo Cianetti 

Bolzano, presentato alla “C.Augusta” il nuovo romanzo del giornalista-scrittore Viaggio romanzato tra istinto e ragione inseguendo un’ossessiva voglia di vivere



BOLZANO. Se “Es” ha gli occhi azzurri, l’”Ego” li ha verdi? E il Super-io? Insomma, la vita può essere un arcobaleno ma magari anche no, perchè manca sempre qualche colore, oppure ce ne sono troppi. Si può passarla inseguendo la coscienza e la ragione (l’ Io), oppure il padre. O invece facendosi affascinare dall’ istinto (l’es) e finire in mezzo a donne bellissime e alla coca, cercando nella dissolutezza la chiave per arrivare a capire che succede e perchè non succede mai quello che uno desidera. Tutto questo può essere anche un romanzo oltrechè la vita? Sì, se si comincia a sfogliare l’ ultimo libro di Massimo Cianetti (“Es: la vita ha gli occhi azzurri”, Latmag editore, 375 pagine, 20 euro) che ci ha messo dentro la sua di vita. O almeno tanta parte. C’ è un padre che muore, Napoleone Martini, non senza aver percorso strade intricate, mischiandosi alla massoneria e leggendo Nostradamus e le sue profezie, anzi credendoci e infine anche ascoltando Adolfo Rol, l’ occultista, il mago a cui si rivolgeva tutta la Torino borghese nonostante la mattina dopo andasse, quella stessa borghesia, a messa coi figli. C’ è un figlio che sembra il suo contrario ma forse no, è solo uno specchio che si gira dall’ altra. Il quale, dopo la morte del patriarca-banchiere-inquisitore Napoleone le prova tutte, ma proprio tutte. Dalle escort alla polvere bianca, dalle notti della Milano da bere (e da fumare) al sesso da provare in tutte le sue possibili deviazioni. Ma c’ è soprattutto un’ Italia percorsa da una voglia di vivere talmente ossessiva da diventare quasi voglia di morire. Un’ Italia che Cianetti ha percorso in lungo e in largo quando faceva l’ inviato di “Epoca” o di “Grazia” o faceva le mattine in redazione con “La Notte”. E ci sono soprattutto i suoi luoghi. Milano, appunto. Con volti e case che nascondono vite intense e senza requie, dove tutto sembra possibile perchè, anche allora, se il denaro non c'è forse arriverà. E la Toscana. Che è poi la vera patria di Massimo Cianetti. Terra antica e piena di vita anch’ essa. Con grandi bestemmiatori e grandi massoni. Come il patriarca Martini che se ne va a un certo punto a San Perpignano, probabile provincia di Siena. Che poi non è San Gimignano solo perchè non era il caso di metterla giù troppo precisa o riconoscibile. Ma avrebbe potuto essere San Miniato al Tedesco, sulla strada per Firenze, dove Cianetti passa gran parte delle sue estati. E dove, come il protagonista Napoleone che chiede alla massoneria toscana di aiutarlo a restaurare la torre antica della sua casa (“demolita durante le lotte nel medioevo tra Bianchi e Neri”), anche l’ autore ha a lungo curato il restauro del casale di famiglia. Quasi sicuramente senza l’ aiuto dei massoni di lì...È un intreccio di tante storie che si avvicinano fin quasi a toccarsi e poi scappano via “Es: la vita ha gli occhi azzurri”. Con un finale molto aperto. Anzi, apertissimo. Dove tutti i lettori potranno metterci del loro. Perchè questo è un libro che offre poche risposte ma in compenso butta lì molte più domande. Frutto di una vita da giornalista. Anche all'«Alto Adige» dove Cianetti ha lasciato molti amici. Anche in Alto Adige, visto che da anni vive a Lagundo con la sua multiforme famiglia. E l’ altro giorno ha infine presentato il suo ultimo romanzo alla Claudia Augusta, con Franco Latino, l’ editore, e Eugen Galasso prefatore e raffinato presentatore degli interrogativi del libro. Che non è certo l’ ultimo di Cianetti, avendo già scritto volumi come “Quel grande paradiso” (Mondadori), il “Soffitto magico” ( Lanfranchi) o la “Grande armata dei soldati morti”. E ha pure vinto un premio, il “Parise”. (p.ca.)













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