Oltre la solita l’iconografia  dentro l’ #altroGARDA

La rassegna raccoglie gli scatti “sghembi” di 25 fotografi lontani dai clichè


di Luca Chistè


Si chiama #altroGARDA. Questo il titolo , propriamente pensato con l’hashtag, per caratterizzare, in chiave moderna, il progetto fotografico che, per tutto il 2017 ha visto impegnato i fotografi dell’associazione “Il Fotogramma” di Nago, i quali, grazie alla consolidata collaborazione del MAG - Museo Alta Garda – possono ora proporre le loro immagini nella sede rivana del Museo che, da molto tempo a questa parte, mostra un’attenzione molto particolare alla fotografia.

Il progetto annuale, per quest’anno, ha fatto confluire le esperienze espressive e le capacità singole individualità autoriali verso un’area di ricerca che, a tutto tondo, ha rivolto il proprio sguardo ad un tema il cui titolo è di per sé emblematico. L’attività d’indagine, è stata quindi canalizzata verso un’esperienza della visione che potesse trovare nuove possibilità, rispetto alle rappresentazioni iconografiche del Lago di Garda, spesso prevedibili e per lo più atte a valorizzare un’immagine promozionale, in chiave turistica, del territorio. Il territorio al quale si è invece pensato con questa specifica ricerca, da cui il titolo “#altroGarda” è quello che si coniuga, grazie ad un’acquisita maturità espressiva dei partecipanti, ad un percorso filologico che cerca di ricondurre le immagini alle radici di una precisa identità culturale, divenendo ricognizione attenta di un luogo, di un paesaggio – antropico, naturalistico, industriale – di volti, figure e azioni, quest’ultime dedicate ad un insieme di attività che, sovente, sono ai più sconosciute, perché marginali o perché dedicate agli emarginati.

Grazie a questo atto d’indirizzo e ad una robusta impostazione metodologica, i 25 partecipanti di questa rassegna, nelle oltre 100 immagini prodotte, hanno “dissezionato” un areale geografico compreso fra il lago di Garda e la porzione di territorio che giunge, in latitudine, fino alle marocche di Dro.

Articolati e compositi i temi affrontati che, con buona approssimazione, hanno toccato i seguenti ambiti di azione fotografica: il paesaggio naturalistico, quello urbano, la persistenza e l’insistenza della dimensione antropica nella connotazione e nella percezione del paesaggio, studi sulle condizioni di vita legate all’uso della città da parte di chi è costretto a vivere una condizione di radicale inabilità motoria, un’indagine, affrontata in chiave reportagistica, sulle reti di assistenza a favore dei più deboli da parte delle cooperative sociali o delle suore, un’analisi su lavori o luoghi, di rara bellezza, ormai del tutto perduti, abbandonati dalle persone e pressoché sconosciuti dall’immaginario collettivo e, infine, spazi delle periferie, siti industriali o produttivi, ivi comprese alcune immagini scattate all’interno della Cartiera del Garda.

La lettura di #altroGARDA, volutamente lontana da quella più nota e patinata, spesso correlata all’evidenza turistica del lago, propone uno storyboard visivo che ha sviluppato due precise linee di azione metodologica: garantire coerenza tematica rispetto agli indirizzi attesi dal progetto e salvaguardare, quanto più possibile, all’interno di una rassegna collettiva, le singole identità autoriali, caratterizzate spesso da cifre stilistiche di assoluto interesse espressivo e contenutistico.

Grazie a questa impostazione, #altroGarda si propone come una rassegna poliedrica e sequenza dopo sequenza, sotto il profilo sociale, geografico, storico, urbanistico, paesaggistico e culturale, attraverso una fotografia pensata dal territorio, per il territorio, di probabile interesse. Luoghi e attività, spesso “sommerse” (nell’accezione più positiva del termine, ma talvolta anche in una dimensione critica rispetto all’ambiente), hanno potuto trovare, grazie alle lenti degli autori, un’adeguata amplificazione, divenendo elementi costitutivi di quell’ “Altrogarda” a cui, ciascuno di essi, ha volto il proprio sguardo e le proprie riflessioni interiori.

Si tratta di un progetto che rappresenta una prospettiva di sicura identità culturale per un’associazione che, da molto tempo, si vede impegnata sul versante dell’impegno culturale a favore del territorio che la ospita e che lancia un segnale importante, per quei processi sull’uso dell’immagine, legati al vasto mondo della fotografia non professionistica.

La vernice della rassegna è stata venerdì 10 febbraio, ad ore 18 presso le sale espositive del MAG Museo Alto Garda e la rassegna sarà visitabile, con ingresso gratuito (orari consultabili presso il sito del MAG all’url www.museoaltogarda.it ), fino al 4 marzo.

E’ da segnalarsi che nel periodo dell’esposizione troveranno spazio due interessanti iniziative: sabato 17 febbraio, a partire dalle 14.30, Fotogiocando!, un laboratorio fotografico per bambini fra i 6 e gli 11 anni, mentre, sabato 24 febbraio, ad ore 15.00, la storica della fotografia e photoeditor, Giovanna Calvenzi, presenterà una interessante conferenza dal titolo: “Mutamenti di visioni. I fotografi italiani dal dopoguerra ad oggi”.

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