Prima italiana a Bolzano per l’Imeneo di Händel 

Grande musica. L’opera del grande compositore verrà portata in scena dall’Istituto Musicale Lazareva: «Volevamo qualcosa di importante». L’11 maggio alla Haus der Kultur e il 18 a Merano 


Daniela Mimmi


Bolzano. Rosmene e Tirinto sono diventati due stilisti, Imeneo un commissario di polizia. La vicenda si svolge in un atelier di moda, in cui si muovono indossatrici e truccatori, fotografi e direttori di scena, parrucchieri e sarte. È diventato un giallo, ai passo con i tempi, l’allestimento modernissimo dell’Imeneo di Händel, creato dall’Istituto Musicale Vivaldi, e che sarà portato in scena in due date: l’11 maggio alla Haus del Kultur di Bolzano e il 18 maggio al Teatro Puccini di Merano, sempre con inizio alle ore 20,30. Si tratta di una prima assoluta in quanto la penultima opera scritta da Händel non è mai andata in scena in Italia, nonostante siano passati quasi tre secoli dalla sua composizione. Sul palco ci sono due cantanti professioniste, gli allievi della classe di canto dell’Istituto Vivaldi di Oksana Lazareva, l’Academic Dance, e un’orchestra di 14 elementi creata ad hoc, denominata Flussi barocchi, diretta dal maestro Roberto Federico. In tutto 29 persone. Ci facciamo spiegare da Oksana Lazareva come è nata l’idea e come si è sviluppata. «Volevo creare un progetto importante con i miei allievi, sia da un punto di vista didattico, che artistico, che culturale. Io avevo già diretto un’opera di Händel. Inoltre questo aprile sono 260 anni che è morto. Una data da ricordare. Ho scelto Imeneo perchè questa sarà una prima assoluta sia in Alto Adige che in Italia, dato che qui non è mai stata eseguita. È un’opera bellissima, ma decisamente complicata, è un barocco contorto, in cui le vicende prendono mille strade. Dal punto di vista musicale è un’opera rara, degna del genio di Händel, che ancora stupisce per la invenzione creativa, per le arie fresche, per la sua passionalità. È l’opera perfetta per attirare i giovani. C’è anche un’aria di Händel che diventa una canzone hip hop».

Lei come è intervenuta?

Ho portato la vicenda ai giorni nostri, dentro a un atelier di moda in cui ferve l’eccitazione delle sfilate, in cui i truccatori e i parrucchieri rincorrono le modelle, i fotografi devono fare il loro lavoro, gli stilisti devono gestire il tutto. Nello spettacolo ci sono tre sfilate. In scena ci sono 5 cantanti e una trentina di personaggi diversi. La vicenda è diventata un giallo, perchè c’è anche un rapimento, quello di Rosmene e della sua amica Clomiri. Perchè vengono rapite? Soldi? Gelosia? O per il successo? O altro? Rosmene e Clomiri vengono salvate da Imeneo, Commissario di polizia, che si innamora di Rosmene.

Ha anche ridotto l’opera?

Sì, ho tolto alcune scene che erano troppo lunghe, per renderla più agile e moderna. È diventata un’opera moderna, divertente, piena di energia, di emozioni e di sentimenti. Tutte cose che tutti capiscono, non hanno bisogno di una lingua specifica.

Come ha proceduto con il lavoro?

L’idea è nata nel maggio dell’anno scorso. Era l’opera perfetta per i miei studenti: basso, tenori e soprani. Hanno studiato le parti fino a dicembre e da allora sono iniziate le prove. Prima una volta o due alla settimana, perchè i ragazzi hanno anche la scuola, e poi sempre più frequenti. Adesso vorrei avere ancora più tempo per definire tanti piccoli dettagli.

Tutto ciò è stato possibile anche con il coinvolgimento di privati. Diciamo proprio tutta la città che ci è venuta incontro. Moiré ad esempio, ci ha dato una sessantina di bellissimi vestiti che ci servono per le sfilate, Palladium ci ha fornito le scarpe, Zanella i bellissimi mobili del Settecento. Poi abbiamo una parrucchiera e una truccatrice professioniste. Senza di loro sarebbe stato tutto molto difficile, se non impossibile...













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