«Se i corpi si trasformano la danza incontra Ovidio» 

Intervista a Virgilio Sieni. Il grande coreografo protagonista questa sera di Bolzano Danza Prima assoluta per il suo “Metamorphosis” con la Haydn diretta da Chloé van Soeterstède


Daniela Mimmi


Bolzano. Cita Ovidio, Virgilio Sieni, per rintracciare il punto di partenza di “Metamorphosis”, la sua nuovissima coreografia, in prima assoluta a Bolzano Danza, oggi 22 luglio alle ore 21 al Teatro Comunale. Ovvero il “narrare forme mutate in corpi nuovi”, ma anche i filosofi francesi Gilles Deleuze e Félix Guattari nell’accezione del divenire “come processo del desiderio”. Questa volta la musica (di Arvo Pärt) sarà eseguita dal vivo dall’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento diretta da Chloé van Soeterstède. La Compagnia Virgilio Sieni, fondata nel 1992, è il primo Centro Nazionale di Produzione riconosciuto dal Ministero dei Beni Culturali nel 2015. Virgilio Sieni, già direttore della Biennale di Venezia-Settore Danza e nel 2013 è una celebrità anche in Francia. Lo abbiamo intervistato.

Perchè una danza sulla metamorfosi? E cosa resta di Ovidio?

Già in passato io ho lavorato sulle relazioni dell’uomo con la natura, con il mito, con elementi cosmici. Ovidio entra direttamente nella mia ricerca sul linguaggio della danza: come una particella di corpo si trasforma in altro, l’incontro di tanti elementi dell’essere umano dà vita sempre a qualcosa di straordinario, meraviglioso, inedito. Come dice bene Calvino nella sua introduzione alle Metamorfosi “c’è un continuo, incessante integrarsi tra le cose”. Soprattutto della natura: luce, minerali, materia , corpo, particelle. Attraverso il linguaggio della danza possiamo inoltrarci nella dimensione di scoperta del corpo che può farsi margine, perimetro, scoprire la sua ombra.

Perchè in scena ci sono solo uomini? Che effetto vuole ottenere?

Sono 5 danzatori. È un dialogo tra la fragilità, la debolezza, un cosmo di meravigliose imperfezioni del cittadino e il suo corpo, e quelle del danzatore. L’incontro tra queste due cose è molto ovidiano.

Lo spazio e la musica.

Non c’è il bosco, ma c’è l’elemento boschivo: la bruma, l’indeterminatezza di un paesaggio mattutino, nebbioso, ciò che emerge dal nascosto, siamo immersi in uno spazio che si nasconde a se stesso. La macchina teatrale è fatta di filtri, diaframmi, elementi ottici che nascondono via via le presenze. La musica è sospesa, orizzontale e segue le 8 scene con l’idea cosmico del corpo, come la particella che si dipana nell’aria.

Per lei la musica è sempre stata molto importate, soprattutto dal vivo. Che rapporto c'è tra musica e danza? Come lavora per accordare questi due elementi?

Amo la musica dal vivo. Questo lavoro andrà a Lugano e Liegi sempre con l’orchestra. Questa volta è stata la musica a darmi i tempi dello spettacolo, perchè era già stata composta. La musica dal vivo è ...viva! Ci mette in una posizione di spazio tattile. Lo spazio è l’elemento che ci compone, nel quale noi abitiamo. La musica dal vivo rende lo spazio ancora più sensibile e sofisticato. Ci rende uomini migliori!.

Lei ha definito il corpo umano, archeologico. Cioè?

Ha a che fare con l’archeologia. Nel nostro corpo esiste il primo uomo, siamo il risultato di un processo straordinario. Noi includiamo nel nostro processo motorio il primo uomo. Nelle Metamorfosi si vedrà questo elemento, il primitivismo del movimento, di uomo che organizza il suo corpo per le figure quasi archetipiche. Il nostro corpo nasce come dialogo con la gravità che altrimenti l’avremmo subita.

Il linguaggio del corpo è in grado, oggi, di raccontare il presente?

Il corpo, già nei cerimoniali e nei rituali, è stato vantaggioso per vivere, per sospenderci allo schema abitudinario del gesto ripetuto. E’ una cura dell’uomo. L’uomo deve liberare il corpo da questi schemi. La danza è un dispositivo straordinario per muovere il corpo secondo schemi non abitudinari. L’uomo può trovare la sua liberazione portando attenzione al corpo. - Dove vuole condurre il pubblico bolzanino?

Dove il pubblico vuole condurre me. Ho solo la responsabilità di portare uno spettacolo in scena. Vorrei condurlo in un viaggio nell’idea della metamorfosi, un viaggio alla scoperta del corpo che appare per la prima volta.















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