sviluppo sostenibile» IL FUTURO DEL PIANETA

Alzi la mano chi sa davvero che cosa sia l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Magari ne avrete sentito parlare, in relazione allo sviluppo sostenibile, pensando al solito documento in burocratese delle...


di Paolo Morando


Alzi la mano chi sa davvero che cosa sia l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Magari ne avrete sentito parlare, in relazione allo sviluppo sostenibile, pensando al solito documento in burocratese delle organizzazioni internazionali. Ma è bene sapere che si tratta di una sfida epocale per il mondo intero, potenzialmente in grado di condizionare (positivamente, ovvio) le esistenze nostre e soprattutto delle future generazioni. Non è il caso di citare qui tutti i 169 “target” misurati uno per uno con 240 indicatori statistici: basterà invece dire che il documento è stato sottoscritto nel 2015 da tutti i 193 Paesi dell’Onu e che, più correttamente, si chiama “Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile”. Si articola in 17 macro obiettivi, li trovate nella tabella qui a fianco: si va dalla lotta a povertà e fame e si arriva all’energia e al clima. Ma senza dimenticare l’uguaglianza di genere. Una sfida insomma che non lascia fuori nulla. Se ne parlerà martedì prossimo 5 dicembre a Trento, alle 18.30 all’Università nella sala conferenze del Dipartimento Economia e Management, in un incontro con Paola Masotti, docente di Tecnologia dei cicli produttivi, e Donato Speroni di Asvis (Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile), giornalista e docente di Economia e statistica all’Istituto per la formazione al giornalismo di Urbino. “2030: Sustainable Development - Is the path to follow” è il titolo, ma il dibattito, moderato da chi scrive e a cui chiunque potrà partecipare, sarà comunque in italiano. Il tutto è stato organizzato da Ut-Fen, una organizzazione studentesca non-profit creata per sviluppare un network dell’Università di Trento (negli ambiti di Finanza ed Imprenditorialità), aumentare la professionalizzazione degli studenti (attraverso workshop e seminari) e cercare di facilitare l’arduo processo di ricerca del lavoro.

Di che cosa si parlerà dunque martedì? Lo spiega Elena Rusci di Ut-Fen: «In particolare, con gli ospiti analizzeremo da un lato l’attuale fase di transizione energetica dal petrolio all’utilizzo delle energie rinnovabili, interrogandoci su quale potrà essere il futuro per mercato dell’energia. Dall’altro, l’evoluzione anche sociale dell’attuale sistema economico, resa necessaria dall’irreversibilità dei cambiamenti climatici. La messa in discussione dell’attuale modello economico, che obbliga tutti a una marcia accelerata verso la sostenibilità ambientale del sistema industriale, dei trasporti, dell’edilizia, dell’agricoltura e dell’energia, ha infatti spinto la comunità internazionale a seguire la strada tracciata dagli obiettivi per lo sviluppo sostenibile contenuti appunto nell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite». Focus sull’energia dunque affidato alla professoressa Masotti, mentre a Speroni toccherà approfondire il ruolo di Asvis in Italia nell’ambito dell’attuazione dell'Agenda 2030, anche sotto un profilo particolarmente interessante: quello relativo agli indicatori Bes (Benessere equo e sostenibile) appena introdotti dal Ministero dell’Economia per l’elaborazione del Def, il Documento di economia e Finanza che delinea la strategia triennale di politica economica del Paese. Anche questi li trovate in pagina, nella tabella qui in basso. Sono 12 e si va da quelli che suonano “classici” relativi a reddito e disoccupazione ad altri decisamente più stuzzicanti, se così si può dire: indici di abusivismo edilizio, “criminalità predatoria”, efficienza della giustizia civile, scolarizzazione, addirittura misuratori statistici relativi all’eccesso di peso.

Si tratta di una novità recente, visto che tali indicatori sono entrati a far parte del Def grazie a un decreto ministeriale pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 15 novembre. «L’Italia è il primo Paese nell’Unione europea e nel G7 ad aver introdotto gli obiettivi di benessere nella politica economica e ne dobbiamo essere orgogliosi - aveva spiegato lo stesso ministro Pier Carlo Padoan presentando gli indicatori - in Italia bisogna migliorare la demografia, l'inclusione sociale, le strutture a sostegno della famiglia e il tasso di partecipazione dei giovani al lavoro». I 12 indicatori, di cui 4 erano già stati introdotti in via sperimentale nell’ultimo Def, sono stati selezionati da un apposito comitato, presieduto dal dirigente del ministero dell’Economia Federico Giammusso per conto del ministro e costituito da esperti del settore, tra cui il portavoce dell’Asvis Enrico Giovannini (già ministro del Lavoro nel governo Letta), che nei suoi precedenti incarichi di “chief statistician” dell’Ocse e di presidente dell’Istat aveva avviato le ricerche sulle misure del progresso introducendo in Italia il concetto di Bes. Nel Def del prossimo anno, dunque, la lista dei quattro indicatori già inseriti sarà arricchita per arrivare presto a comprendere i 12 indicatori: entro il 15 febbraio di ogni anno verrà poi presentata in Parlamento una relazione sull’evoluzione degli indicatori e gli effetti determinati dalla legge di bilancio.

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