Teatro La Ribalta, stagione da record 

Bolzano. Per la compagnia un Premio Ubu speciale e 96 repliche Dopo le tournée all’estero, gran finale al Teatro Festival Italia di Napoli 



Bolzano. Al termine di una stagione memorabile – un Premio speciale Ubu, ben 96 repliche nella stagione 2018/19, tournée in Spagna, Portogallo, Austria, Inghilterra e Svizzera, il varo della prima co-produzione internazionale, “Into the light” – il Teatro La Ribalta di Bolzano va verso il gran finale: il 16 e 17 giugno sarà ospite del prestigioso Napoli Teatro Festival Italia, dove presenterà, nella Corte d’Onore del Palazzo Reale in Piazzale Plebiscito, l’opera “Otello Circus”. La rassegna napoletana è una manifestazione internazionale che ospita le migliori creazioni teatrali provenienti da tutta Italia e dall’Europa, con più di 110 repliche di spettacoli che coinvolgono e stravolgono la città per due interi mesi. Essere in quel Festival e in quella prestigiosa location di Palazzo Reale, nel cuore di Napoli e del Festival, è un ulteriore riconoscimento della qualità artistica della compagnia che si conferma come eccellenza teatrale di questo territorio e non solo.

“Otello Circus” è una riduzione dell’opera lirica di Giuseppe Verdi, Otello, realizzata con l’Orchestra Allegromoderato di Milano ed è lo spettacolo che alla fine di un percorso creativo tutto dedicato al teatro d’inclusione ha dato alla compagnia bolzanina la soddisfazione di vedere premiato il lavoro di anni con il premio speciale Ubu assegnato al Piccolo Teatro di per “la qualità della ricerca artistica creativa e politica in ambiti spesso marginali e con attenzione capillare alla diversità”.

Unica compagnia professionale in Italia costituita da uomini e donne in situazione di disagio fisico e psichico, La Ribalta “svolge un ruolo politico importante di inclusione sociale – sostiene Antonio Viganò direttore della compagnia - e lo fa dimostrando a tutti, spettatori e non, che nonostante l’etichetta di “diversi” e di lavoratori “svantaggiati” si può essere protagonisti della propria vita, superare i confini, navigare in acque non ancora esplorate e ricostruire identità e professionalità, si può essere qualcos’altro della propria malattia o condizione sociale, si può essere giudicati per quello che si fa e non per quello che si è. Con un accanimento giornaliero, come richiesto dal loro essere “professionisti dello spettacolo”, questi attori di–versi cercano la bellezza dell’arte i gesti e le parole che diventano racconto, prosa o poesia, che interrogano tutti noi sul significato di “alterità”, di biodiversità di benessere, di felicità che diventano percorsi di trasformazione della conoscenza collettiva”.

Il teatro, per questi attori e per tutta la compagnia, è dunque una necessità, un filo per cucire relazioni, un atto politico, un luogo del riscatto sociale. Un cercare riflessione etica, emotiva, cognitiva. Che continuerà in autunno con una nuova stagione della rassegna “Arte della Diversità”.

La compagnia, che è una cooperativa sociale è ormai diventata, con i suoi 15 dipendenti una media impresa culturale con carattere di stabilità e progetto. Oltre alla creazione e alla diffusione delle proprie opere la stagione è stata caratterizzata dalla partecipazione a tanti convegni e incontri, come il Master di teatro Sociale dell’Università la Sapienza di Roma. F.Z.













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