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Rapporto Inps La Cisl: enorme il divario di genere

BOLZANO. I dati presentati ieri dall’Inps confermano che esiste un’enorme divario di genere tra i pensionati altoatesini: le donne percepiscono mediamente 7.400 euro all’anno meno degli uomini. Se...



BOLZANO. I dati presentati ieri dall’Inps confermano che esiste un’enorme divario di genere tra i pensionati altoatesini: le donne percepiscono mediamente 7.400 euro all’anno meno degli uomini. Se oggi le prime evidenziano una maggiore frequenza nella fascia bassa e i secondi in quella alta, con il sistema contributivo la forbice continuerà ad allargarsi. Lo scrive in una nota la Cisl. «L’impatto dell’invecchiamento demografico, in assenza di politiche compensative, nel lungo periodo rischierà di generare una povertà diffusa. Nel rapporto Inps è stato evidenziato che oltre il 10% del nostro Pil è indotto dalla spesa dei pensionati e un lento indebolimento del loro potere di acquisto avrà ricadute sulla ricchezza generale prodotta. Questo significherà meno imposte pagate e conseguentemente un calo delle entrate per la Provincia a fronte di un aumento di spesa sanitaria e assistenziale». Tra soli 10 anni quasi il 40% della popolazione avrà più di 65 anni e nel 2050 supererà il 56%. «Da anni sosteniamo che serva un sistema contrattuale locale, più attinente alle caratteristiche del nostro territorio nel quale il 72,2% delle imprese ha meno di 5 addetti. Dobbiamo redistribuire meglio i redditi perché abbiamo una crescita dell’occupazione esclusivamente precaria e con contratti a tempo parziale. Lo si può fare contrattando retribuzioni, condizioni di lavoro e un sistema di welfare integrativo che possano garantire quei servizi che in futuro le risorse pubbliche e i singoli non potranno sostenere». Lo scorso 7 giugno, all’incontro del presidente Kompatscher con le parti sociali, «abbiamo proposto un patto per il territorio, un accordo quadro che permetta di migliorare le condizioni economiche e normative dei lavoratori altoatesini. Al momento la risposta delle istituzioni e della rappresentanza economica potremmo definirla un’indifferente silenzio».













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Valeria Frangipane

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