Sul diritto di recesso è scontro tra Ctcu e la Banca Popolare

Andreaus: «Giusta la sentenza del Consiglio di Stato» Schneebacher: nulla cambia nella trasformazione in Spa


di Maurizio Dallago


BOLZANO. Il Consiglio di Stato blocca la riforma delle banche popolari. E a desso anche la Volksbank - che ha appena dato il via libera alla trasformazione in Spa - sta alla finestra, soprattutto per la questione del diritto di recesso da parte degli azionisti. Il rimborso per i soci delle banche popolari che esercitano diritto di recesso perché in disaccordo con la trasformazione in spa, prevista dal decreto di riforma del 2015, può essere differito, ma non negato. È questo il perno dell'ordinanza del Consiglio di Stato che ha deciso di sottoporre alla Corte Costituzionale i dubbi di legittimità su alcune norme del decreto e ha sospeso in via cautelare parte della circolare applicativa della Banca d'Italia. A presentare ricorso, alcuni soci degli istituti di credito nelle altre regioni d’Italia. «Il decreto prevede che il diritto del socio che recede a vedersi liquidate le azioni, non sia solo differito entro termini precisi e con interessi, ma possa essere «limitato», con la possibilità «di escluderlo tout court», si legge nell'ordinanza del Consiglio di Stato. La circolare di Bankitalia attribuisce poi all'istituto interessato dal recesso il potere di decidere l'esclusione del rimborso.

Il direttore generale di Banca Popolare-Volksbank tranquillizza. «Si tratta solo della questione del recesso, non della trasformazione in Spa, aspettiamo la decisione della Corte costituzionale», così Johannes Schneebacher. Ma proprio sul tema-recesso, nelle settimane precedenti l’assemblea del 26 novembre scorso il Centro tutela consumatori utenti (Ctcu) di Bolzano era stato tempestato di telefonate da parte di centinaia di piccoli azionisti Volksbank. Il prezzo della singola azione fissato a 12, 10 euro rispetto agli oltre 19 euro si soltanto qualche mese prima, aveva incrinato le certezze dei piccoli azionisti, impossibilitati pure a vendere. «Appare chiaro che il Consiglio di Stato ha dato ragione alle associazioni dei consumatori», spiega Walther Andreaus, direttore del Ctcu. E se la Consulta seguirà la strada dei giudici amministrativi, sono già pronte le cause da parte di chi non ha potuto disfarsi delle proprie azioni.













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