ANSA/ Troppi cesarei tra mamme italiane, primo figlio a 33 anni



(ANSA) - ROMA, 13 SET - Ancora troppi parti cesarei per le neo-mamme italiane che, in media, hanno il loro primo figlio superati i 33 anni e confermano la preferenza per gli ospedali pubblici come punti nascita. E' la fotografia scattata dal Rapporto annuale sull'evento nascita in Italia-CeDAP 2016, pubblicato sul sito del ministero della Salute, che illustra i dati rilevati per l'anno 2016 dal flusso informativo del Certificato di Assistenza al Parto (CeDAP).    In un Paese che nel 2018 detiene il primato di nazione Ue con il tasso di natalità più basso (il 7,3 per mille) e che nel 2017 ha registrato il più alto numero di donne che hanno figli tra i 40 e 50 anni, come evidenziano i più recenti dati Eurostat, l'Italia assieme alla Spagna si conferma in testa alla classifica Ue per le mamme più 'vecchie' al primo figlio. Sempre meno nati, dunque, mentre è netta la preferenza per le strutture sanitarie pubbliche o equiparate, dove avviene, secondo il Rapporto, l'89,2% dei parti; il 10,5% delle nascite avviene invece nelle case di cura e solo lo 0,1% altrove (altra struttura, domicilio). Un dato positivo è che il 63,9% dei parti si svolge in strutture dove avvengono almeno 1.000 parti annui.    Tali strutture, in totale 173, rappresentano il 37% dei punti nascita totali. Il 5,8% dei parti ha luogo invece in strutture che accolgono meno di 500 parti annui. Quanto alla nazionalità, il 21% dei parti è relativo a madri di cittadinanza non italiana. Tale fenomeno è più diffuso al Centro-Nord: in particolare, in Emilia Romagna e Lombardia il 32% delle nascite è riferito a madri straniere. Delle donne che hanno partorito nel 2016 il 44,2% ha una scolarità medio alta, il 28% medio bassa ed il 27,8% ha conseguito la laurea. Fra le straniere prevale invece una scolarità medio bassa (45,9%). L'età media della madre è di 33 anni per le italiane e 30 per le straniere.    Le madri italiane sono anche quelle che hanno un lavoro nella maggioranza dei casi: la condizione delle straniere è per il 51,7% quella di casalinga a fronte del 62,2% delle italiane che hanno invece un'occupazione. Una nota dolente resta invece l'eccessivo ricorso al cesareo: in media, nel 2016 il 33,7% dei parti è avvenuto con tale procedura ed un'elevata propensione all'uso del cesareo, rileva il Rapporto, si registra soprattutto nelle case di cura accreditate, con il 50,9% dei parti per via chirurgica contro il 31,7% negli ospedali pubblici. Il cesareo è più frequente nelle donne con cittadinanza italiana rispetto alle straniere (35,4% con il 27,2%). Rispetto poi al ricorso ad una tecnica di procreazione medicalmente assistita, risulta effettuato in media in 1,93 gravidanze ogni 100. Limitato il fenomeno delle nascite premature: l'87% dei nati ha un peso tra 2.500 e 4.000 grammi e solo l'1% inferiore a 1.500 grammi. I dati CeDAP, sottolinea la Federazione Nazionale degli Ordini della Professione di Ostetrica (Fnopo), "sono preoccupanti ma non meravigliano: la fotografia è quella di un Paese in cui la gravidanza e l'evento nascita sono ancora medicalizzate, come se la gravidanza sia, in sé, una malattia.    Inoltre, al ricorso eccessivo al cesareo si aggiunge l'altro dato dell'età sempre più alta delle donne che hanno un figlio".    Da qui il monito della Fnopo, che chiede misure mirate a sostegno della famiglia: "Se si vuole far cambiare rotta al Paese, occorre un lavoro sinergico che veda impegnati, ciascuno per le proprie competenze, professionisti sanitari e politica". (ANSA).   









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