Scoperti i segreti del tartufo bianco, sono nel suo Dna



Per gli elevatissimi costi che può raggiungere, il tartufo bianco d'Alba è considerato come il più prezioso dei diamanti e ora non ha più segreti perché è stato decodificato il suo Dna, insieme a quello di altre quattro varietà. Pubblicata sulla rivista Nature Ecology & Evolution, la mappa ottenuta dall'Istituto Nazionale per la Ricerca Agronomica francese (Inra) ha rivelato i segreti dell'aroma inconfondibile e della sua crescita. Il risultato rientra nel "Progetto mille genomi dei funghi", l'iniziativa della durata di 5 anni lanciata dal Joint Genome Institute del Dipartimento dell'Energia degli Stati Uniti con l'obiettivo di colmare le lacune nella comprensione di uno dei rami più vasti dell'albero della vita. Il tartufo è un fungo che vive sottoterra e che cresce spontaneamente nel terreno accanto alle radici di alcuni alberi o arbusti, in particolare querce e lecci, con i quali stabilisce un rapporto simbiotico: fungo e pianta condividono e sfruttano a vicenda le rispettive capacità nel ricavare nutrienti dall'ambiente circostante. Oltre ad essere uno degli alimenti più preziosi e apprezzati da secoli, il tartufo viene considerato anche una vera e propria "sentinella ambientale": non tollera infatti l'inquinamento o altri fattori dannosi. I ricercatori, guidati da Claude Murat e Thibaut Payen, hanno decodificato e confrontato le sequenze genetiche di cinque specie, scoprendo molte somiglianze inaspettate, nonostante i loro percorsi evolutivi si siano separati più di 100 milioni di anni fa: il famoso Tartufo bianco o Tuber magnatum, il Tartufo nero o Tuber melanosporum, il Tartufo nero estivo chiamato Tuber aestivum, il Tartufo del deserto (Terfezia boudieri), una specie particolare che cresce nel Nord Africa, e infine Choiromyces venosus, una varietà non commestibile. I geni legati al rapporto simbiotico con le piante sono molto simili in tutte le specie di tartufo analizzate, mentre sono scarsamente rappresentati rispetto ad altri funghi quelli legati alla capacità di distruggere le pareti cellulari delle piante con cui vivono. Invece è molto vasto il repertorio di geni responsabili della produzione dei composti organici volatili, che conferiscono ai tartufi il loro aroma caratteristico così apprezzato, la cui funzione è quella di attrarre animali come maiali e cani da tartufo per disperdere le spore e favorirne così la diffusione.









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