Maia Alta: gli ultras della Curva sud primi nella classifica del tifo


Antonella Mattioli


 MERANO. Per gli avversari sono pericolosi ultras; per il presidente della squadra, Richard Stampfl, sono il dodicesimo uomo in campo. Una cosa è certa: nessuno, a livello provinciale, ha una tifoseria organizzata come la Curva sud del Maia Alta. Un centinaio di tifosi che non abbandona mai (neppure quando perde) la squadra: dagli spalti dà carica ed entusiasmo. Come? Con cori, striscioni, fumogeni, rito a fine partita con la squadra seduta in cerchio in mezzo al campo, e poi coreografie più simili a quelle che si vedono nei grandi stadi che in un campionato di Eccellenza. Anche in trasferta la scatenata tifoseria della squadra meranese c'è sempre. Motivo questo che giustifica un pizzico di invidia - mai dichiarato ovviamente - da parte delle altre squadre che non possono contare su un gruppo altrettanto organizzato di fedelissimi. E di orgoglio per i dirigenti del Maia Alta. Tutto bene fino a quando l'amore per la propria squadra non sconfina in pericoloso fanatismo e i tifosi diventano ultras. In occasione dell'ultima trasferta ad Ala ci sono stati problemi all'ingresso del campo: sono volate parole grosse tra i tifosi arrivati dall'Alto Adige e un dirigente dell'Alense. La polizia ha bloccato all'ingresso alcuni meranesi in preda ai fumi dell'alcol. «Tutte fesserie - assicura Bernhard Verdorfer, uno dei tre direttori tecnici della squadra che all'inizio del campionato è al terzo posto in classifica -: non è successo nulla di particolare. Tra noi e l'Alense c'è della vecchia ruggine e uno dei dirigenti - cosa gravissima - si è presentato con la maglietta con la scritta: Noi odiamo i tifosi del Maia Alta. A parte questo comunque non è successo nulla durante la partita».  L'IMBIANCHINO. Anche il presidente Stampfl minimizza: «Le esagerazioni apparse negli articoli di stampa hanno fatto sì che nell'ultimo incontro in casa di domenica scorsa contro la Fersina siano arrivati cinque poliziotti guidati dal commissario Cellucci. Cos'è successo? Nulla. Sono bravi ragazzi che non smettono di incitare la squadra e lavorano tutta la settimana per preparare coreografie da far morire di invidia gli avversari». Ma chi sono i capi della Curva sud?  Ventotto anni, ex calciatore, di professione imbianchino, Hannes Lex è uno dei capi della tifoseria. «Tutto - racconta - è iniziato cinque-sei anni fa da un piccolo gruppo di tifosi. Oggi siamo in 50-60 e nelle occasioni importanti il numero raddoppia. Abbiamo un locale all'interno del campo Lahn, dove durante la settimana prepariamo striscioni, bandiere, scenografie». Tra i 20 e i 35 anni, in qualche caso si tratta di ex giocatori ma ci sono anche ragazze, gli ultras del Maia Alta amano i riti. Per questo a fine partita, indipendentemente dal risultato, si mettono in cerchio in mezzo al campo con la loro squadra. E, quando giocano in casa, non stanno sugli spalti come i «comuni» tifosi, loro sono posizionati su una vecchia tribuna in legno che confina con il bosco.  ZAPATA. Simbolo del Maia Alta è il leone. Simbolo della Curva sud Emiliano Zapata: capo rivoluzionario, politico e guerrigliero messicano. Ma cosa c'entra Zapata con il calcio? «Lo abbiamo scelto - spiega Lex - perché ha combattuto tutta la vita per riscattare gli ultimi, in particolare i contadini. Questo la dice lunga su chi siamo davvero noi». In difesa della Curva sud il presidente Stampfl secondo cui «le accuse di eccessi e razzismo contro questi ragazzi è solo frutto di equivoci».  IL RAZZISMO. «In genere - spiega Stampfl - indossano magliette nere con la scritta bianca in tedesco. Le scritte cambiano ma il concetto è sostanzialmente lo stesso: «Salviamo il Lahn oppure il Lahn deve tornare ad essere una fortezza». Chi non sa il tedesco equivoca: non capisce ad esempio che Lahn è semplicemente il nostro campo da calcio». Il direttore tecnico Verdorfer conferma e spiega: «La ruggine con l'Alense parte da un vecchio episodio: due anni fa la loro tifoseria aveva criticato un proprio giocatore di colore. I nostri ragazzi, contrariamente a quanto sostiene qualcuno, sono molto sensibili su questi temi e c'era stato uno scontro verbale. L'antirazzismo è così radicato che insistevano perché prendessimo un giocatore di colore. L'abbiamo accontentati e Willy, originario del Ghana, oggi gioca con noi».













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