Un bronzo che brilla d’azzurro 

Nella staffetta mista del biathlon gran gara del quartetto Vittozzi, Wierer, Hofer e Windisch


di Marco Marangoni


PYEONGCHANG (Corea del Sud). La Germania che s’inginocchia davanti, anzi dietro, all’Italia a pochi centimetri dalla linea d’arrivo è l’immagine più bella di una serata (coreana, e tarda mattinata italiana...) dal finale da thrilling, che ha visto gli Azzurri confermarsi terza potenza sull’Olimpo nella staffetta mista del biathlon.

Il campione olimpico della sprint, il germanico Arnd Peiffer, che in volata è costretto a cedere all’italiano Dominik Windisch, è un’immagine che resterà a lungo negli annali. Lo squadrone tedesco, dopo aver realizzato in pochi secondi che la medaglia di legno stava per essergli virtualmente consegnata tra le montagne di PyeongChang, ha imbastito un ricorso per far scendere gli italiani dal podio e salirci lui. Troppo comodo così, ma soprattutto un ricorso basato sul nulla. I teutonici hanno provato a sostenere che Windisch avrebbe cambiato direzione all’imbocco del rettilineo finale, danneggiando il loro rappresentante. La giuria ha analizzato il caso e dopo estenuanti (e anche inutili) 35 minuti ha confermato la classifica lasciando meritatamente il bronzo all’Italia e quarta a tre decimi la Germania. Oro alla Francia, argento alla Norvegia.

E cosi, anche per Lisa Vittozzi, Dorothea Wierer e Lukas Hofer, gli altri tre componenti del quartetto magico, è potuta scoppiare la gioia. In un quartetto per tre quarti “made in Alto Adige”, fondisti-cecchini e fondiste-cecchine hanno disputato un’eccellente prestazione, soprattutto sotto l’aspetto della tenuta nervosa nelle fasi clou.

Al lancio superlativa Vittozzi, eccellente al poligono e coraggiosa nel portarsi al comando della gara. Nella seconda frazione il primo scossone della gara arriva dalla tedesca Laura Dahlmeier, che va allungando sulle avversarie ma con l’Italia a far parte del trenino assieme a Francia e Norvegia. La Wierer, sua la seconda parte di gara, tiene anche se non è veloce sugli sci ma perfetta al poligono (3 errori). Poi tocca a “Luky” Hofer, che sbaglia una volta in piedi ma tiene l’Italia a lottare per una medaglia.

Quarto cambio. La Francia schiera Martin Fourcade e tutto cambia in pochi minuti, anche con la complicità del crollo di Peiffer che sciupa tutto il buono fatto dai compagni di team in precedenza. Il finale è un testa-testa Italia-Germania dall’epilogo noto a tutti.

A spiegare quanto accaduto e la certezza che il bronzo era al suo collo e a quello dei suoi compagni d’avventura, è proprio Dominik Windisch.

«Ero davanti a Peiffer e la regola dice che chi è davanti decide qual è la linea d'arrivo. Ovviamente ho usato un po' di strategia ma ero nella posizione corretta, quindi giustamente la commissione ci ha dato ragione - ha detto il biatleta di Anterselva -. Preoccupato? Certamente, ma solo perché ci si giocava una medaglia. Dedico il bronzo a Lisa (Vittozzi) e Dorothea (Wierer) perché hanno fatto un'Olimpiade pazzesca e non avevano ancora conquistato il podio: se lo meritano. Peiffer ha ammesso che avrei vinto lo stesso ma mi ha detto che avrei potuto risparmiarmi quella manovra».

Dopo aver sofferto parecchio nei giorni scorsi, tra freddo, vento e i disagi legati al fuso orario con difficoltà a dormire, Dorothea Wierer raccoglie un bronzo che vale tanto. «La Dahlmeier voleva farmi tirare senza darmi il cambio ma le ho detto di andare davanti lei perché ci stavano per recuperare. Al poligono ho sbagliato per eccesso di foga. Ho dovuto ricostruire l'ultimo tiro perché sennò avrei dovuto percorrere il giro di penalità - ha detto “Doro” -. Il ricorso della Germania? I tedeschi hanno sbagliato. Dominik non ha commesso alcuna scorrettezza. Sono felice per tutta la squadra, le mie gare non sono state ottime nei giorni precedenti perché ho sbagliato troppo al poligono. Sappiamo che siamo una bella squadra anche per la staffetta femminile, sarà fondamentale il tiro e mi piacerebbe vincere la medaglia anche con le donne».

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