il britannico ed il trentino  

Wiggins: «A Moser invidio le tre Roubaix è la corsa più bella» 

TRENTO. Moser e Wiggins, lo Sceriffo e Sir Bradley, uno di fronte all’altro. Due corridori di due mondi apparentemente distanti, ma a modo loro simili: entrambi eclettici, entrambi capaci in carriera...



TRENTO. Moser e Wiggins, lo Sceriffo e Sir Bradley, uno di fronte all’altro. Due corridori di due mondi apparentemente distanti, ma a modo loro simili: entrambi eclettici, entrambi capaci in carriera di vincere gare in linea, Grandi Giri e, soprattutto, di far segnare il record dell’ora, che attualmente appartiene proprio al campione britannico. Due grandi cronoman di diverse generazioni.

A Moser manca l’oro olimpico, quello che Wiggins si è messo al collo cinque volte. All’inglese una vittoria alla Parigi-Roubaix. «Di Francesco vorrei uno dei suoi tre trofei conquistati nella regina delle classiche, la gara più bella al mondo, dove al massimo ho conquistato un nono posto – ha commentato Wiggins durante il talk show svoltosi in un gremito Auditorium Santa Chiara – In cambio offro una delle mie medaglie olimpiche».

Quelle che Francesco provò a rincorrere, centrando però solo un piazzamento. Non fallì il record dell’ora, obiettivo che sia Moser che Wiggins hanno perseguito e raggiunto. Il trentino con una bici in alluminio da 10 chili e più, con le sole ruote in carbonio, le prime lenticolari della storia. Sir Bradley (che però non gradisce l’appellativo di Sir, «troppo borioso») con un Bolide. Tale era il nome della Pinarello utilizzata nell’occasione, una bici da appena 6,8 chili, il minimo consentito.

Moser ebbe il merito, oltre che di far segnare una prestazione rimasta imbattuta per anni, di portare una ventata di innovazione. «Un’intera équipe lavorò per quel record – spiega commentando il primato di 51,151 km/h fatto segnare ai 2200 metri di Città del Messico nel 1984 – Il regolamento prevedeva che le bici non potessero essere carenate. Trovammo un laboratorio vicino a Milano, uno dei primi che lavorava la fibra di carbonio, e facemmo debuttare le lenticolari. Cambiammo anche il metodo di allenamento, in salita con rapporti lunghi. In molti provavano il record verso la fine della stagione. Io, invece, feci una pausa e poi feci una preparazione specifica». Il 23 gennaio – dopo il 50,808 km percorsi nel tentativo di prova di 4 giorni prima – Moser fece segnare un allora incredibile 51,151, montando come rapporto un 57x15, capace di uno sviluppo di 8,27 metri a pedalata.

Negli anni successivi la tecnologia è entrata sempre più nel mondo delle due ruote, in quello di Bradley Wiggins, nato il 28 aprile del 1980, quindici giorni dopo il terzo successo di Moser alla Roubaix. «Moser è un’icona per me – racconta il britannico, che il primo novembre vedrà uscire il suo libro, in cui c’è una carrellata di 21 dei suoi campioni preferiti, Moser incluso – Poi sono arrivati Obree, Boardman, ma da quel momento la meravigliosa Uci (dice con tono sarcastico, ndr) ha deciso di non accettare la posizione “a fucile” utilizzata da Boardman. Da quel momento il record è rimasto silente per anni. Poi sono state introdotte nuove regole e si è tornati a parlare di primato dell’ora».

A farne parlare è stato proprio Wiggins, che nell’occasione montò un rapporto capace di sviluppare ben 8,61 metri a pedalata. «Sentivo di doverci provare, era un dovere quasi morale – ha spiegato – Le condizioni atmosferiche hanno un grosso impatto sul record. Nel giorno del mio tentativo, a Londra si raggiunse la pressione più alta della storia, 1360 millibar: condiziona la velocità di penetrazione dell’aria. C’erano 26°. Poi, con le 5000 persone presenti, arrivammo a 36°. L’ultimo quarto d’ora fu un inferno. Quel record, però, lo volevo proprio per il pubblico». La vittoria più bella? «Cinque ori olimpici non sono cosa da poco – ha replicato Wiggins – ma il Tour de France è il Tour de France. Essere nell’albo d’oro assieme a Coppi, Indurain, Merckx… è la storia del ciclismo».

La chiusura non poteva che essere con un brindisi, con lo spumante 51,151 della Cantina Moser. «Posso provare a berlo in 51 secondi» ha commentato Wiggins, salutato dall’applauso del pubblico. Un applauso… da record. (l.f.)

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