Machu Picchu, lotta con turismo di massa



MACHU PICCHU - ''Per noi essere lì è sentirsi osservati. Non sei tu che guardi le montagne, sono loro che osservano te''. Quarant'anni tra quegli scavi e quelle vette, Fernando Astete non è solo l'antropologo storico direttore del sito più iconico di tutto il Perù. Per tutti è ''il guardiano di Machu Picchu'', il santuario patrimonio Unesco adagiato nella bellezza mozzafiato delle Ande amazzoniche. Da un mese in pensione è in questi giorni in Italia, ieri a convegno alla Curia Iulia al Foro di Roma, oggi al Mudec di Milano, a raccontare l'eterna lotta tra luoghi di bellezza e turismo di massa. ''Dal primo gennaio siamo ricorsi a nuovi percorsi ed entrate a orari'', dice, per garantire la sopravvivenza di ''un luogo sacro, prima ancora che storico, costruito per 400 residenti e massimo 1.500 persone riunite contemporaneamente, ma che oggi arriva fino a 6 mila visitatori al giorno''. Dopo aver mappato 37 mila ettari del sito, scoprendo strade e costruzioni, ''ho ancora una domanda: perchè gli Inca costruirono proprio lì?''









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