Ambientalisti, dopo il virus ripartire da Green New Deal



Coordinamento Free. "La fase di ripartenza del paese dovrà puntare sempre più su un Green New Deal, per difendere il lavoro e uscire dalla drammatica situazione in cui ci ha messo l'epidemia del Coronavirus". Lo afferma G.B. Zorzoli, presidente del Coordinamento Free, che raccoglie 24 associazioni sulle rinnovabili. Free chiede che il governo si impegni su 4 punti. "Sono indispensabili semplificazioni, a partire da quelle necessarie per autorizzare gli impianti nuovi, fondamentali per il raggiungimento degli obiettivi del Pniec (Piano nazionale integrato energia e clima), e per fare il revamping e il repowering degli impianti esistenti". Qundi "bisogna definire al più presto la governance del Gse e soprattutto le linee guida della sua azione". Terzo punto, "sono ormai anni che si attende il cosiddetto decreto Fer2 sulle fonti rinnovabili innovative, come le biomasse, il biometano, la geotermia, il solare termodinamico e l'eolico off-shore . Non è più il momento di aspettare". Infine, "si proroghino i termini delle autorizzazioni e dei procedimenti per la realizzazione degli impianti pronti ad essere realizzati e si introducano meccanismi utili a recuperare le potenze eventualmente non aggiudicate". "Questi quattro provvedimenti - conclude Zorzoli - sono la base di partenza indispensabile per realizzare gli oltre 80 miliardi di investimenti aggiuntivi previsti dal Pniec, in grado di creare circa 75mila nuovi posti di lavoro permanenti e 117.000 temporanei". Alfonso Pecoraro Scanio. "Il Parlamento intervenga per evitare una deregulation ambientale, indirizzando gli incentivi per la ripresa economica verso un vero Green Deal. Una forte azione del Parlamento può evitare che il Presidente del Consiglio Conte ceda alle pressioni di una parte delle opposizioni e delle tante lobby per ottenere una eliminazione di controlli e tutele ambientali". Lo scrive in un comunicato Alfonso Pecoraro Scanio, Presidente della Fondazione UniVerde e già Ministro dell'Ambiente. "C'è un settore imprenditoriale maturo che va sostenuto per creare, in Italia e in Europa, milioni di posti lavoro nella transizione energetica ed economica - prosegue Pecoraro Scanio -. Occorre anche ricordarsi della connessione esistente tra inquinamento nelle aree urbane ed extraurbane e aumento della letalità legata al contagio da coronavirus. Ecco perché la riconversione ecologica deve puntare non solo verso una riduzione drastica delle emissioni climalteranti e degli inquinanti, ma anche verso la creazione di una rete di smart cities che valorizzino l'innovazione tecnologica". "Bisogna evitare di ascoltare gli appelli di personale politico miope, a volte collegato con le lobby del petrolio - conclude Pecoraro Scanio -, che mira a cogliere l'occasione dell'emergenza coronavirus per ottenere una sorta di deregulation delle norme ambientali, azzerare le regole contro l'inquinamento e consentire la ripresa, non di una industria innovativa capace, forte e soprattutto sostenibile, ma di quelle attività imprenditoriali che puntano più ad avere denaro pubblico a disposizione per conservare vecchi modelli economici obsoleti o peggio per creare speculazione grazie all'emergenza". Verdi - Europa Verde. "Il prezzo del petrolio non è mai stato così basso come in questo momento, nonostante i rialzi trainati dalle dichiarazioni di sostegno al settore da parte di qualche politico miope. Uscire dalla drammatica crisi che il mondo sta affrontando con fatica significa integrare la transizione verde nel piano per il rilancio dell'economia. Un primo passo, per l'Italia, potrebbe essere quello di eliminare i sussidi ambientalmente dannosi, stimati, nel 2018, in 19 miliardi di euro da dirottare subito sull'economia e le imprese green". Così, in una nota, Elena Grandi e Francesco Alemanni, rispettivamente co-portavoce nazionale e responsabile organizzazione dei Verdi-Europa Verde. "Il solo pensiero di sfruttare il drammatico momento che stiamo vivendo per derogare sulle norme ambientali è intollerabile: i vecchi modelli economici, - continuano - si sono dimostrati obsoleti e incapaci di reagire, vanno sostituiti con un'industria innovativa, forte e sostenibile". "Uno scenario in cui le fonti fossili debbano continuare a beneficiare di ingenti sussidi non ha più ragione di esistere, - concludono Grandi e Alemanni, - anche alla luce della decisione della Banca Europea per gli Investimenti di chiudere al più presto queste linee di finanziamento per dirottarle verso la lotta al cambiamento climatico, con progetti finalizzati alla transizione energetica e allo sviluppo di fonti rinnovabili".









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