6 maggio 1976. Il terremoto del Friuli e Bolzano “accampata” nelle auto in strada
Le scosse, fortissime, si avvertirono anche in Alto Adige. Gli 80 anni dell'Alto Adige: 1945 - 2025. Ogni giorno una notizia dal nostro archivio
Ci sono dei momenti di storia “collettiva” che restano impressi nella nostra memoria: ricordiamo in modo indelebile dove eravamo e cosa stavamo facendo. Io, ad esempio, in quel preciso momento lì, ero a tavola dai miei nonni paterni ai Piani. Abitavano in una casetta nell’area militare delle caserme Gorio (mio nonno era la guardia giurata). Il telegiornale della sera era appena finito, ma fuori c’era ancora luce. Ricordo - improvvisamente - il soffitto ballare, il lampadario oscillare come nel film “L’Esorcista”. Il pavimento tremare sotto i piedi per un tempo infinito. Mia madre che afferra la mia sorellina. Mio padre che grida: «Tutti fuori!». Avevo dieci anni e quelle erano le scosse del terremoto del Friuli arrivate forti, ma non mortali, fino qui.
Ricordo, poi, Bolzano accampata nelle auto in strada e sui prati del Talvera. E la paura, quando mio padre salì al quarto piano del nostro palazzo per recuperare coperte e qualcosa da mangiare. Era un giovedì il 6 maggio 1976. Il giorno dopo, il 7, il nostro giornale, costretto a ribattere a notte fonda, uscì con notizie ancora frammentarie sia in prima pagina che nelle cronache. È sull’edizione dell’8 maggio che il terremoto del Friuli viene raccontato nelle sue vere dimensioni; un’immane tragedia nazionale. Titolo: «Interi paesi rasi al suolo, centinaia i morti tra le macerie». Foto che non dimenticheremo più: la case distrutte, i corpi allineati nelle palestre, la lotta contro il tempo per salvare i vivi sotto le macerie.
Il 6 maggio 1976 la terra tremò alle ore 21 con forza devastante: magnitudo 6.5. In pochi secondi Gemona, Venzone e Artegna vennero rase al suolo. Mille vite spezzate, centomila sfollati. Case, campanili, memorie: tutto in macerie. Da tanto dolore nacque poi un miracolo civile. E anche quello, non lo dimentichiamo. LF