Cara Sat, se ci sei fatti sentire

La società degli alpinisti tridentini si rinnova, ha presidente una donna (per la prima volta), riapre il rifugio intitolato al suo fondatore, Prospero Marchetti. Ma la sua voce non si sente quasi più. Eppure la montagna, fra orsi, lupi, helibike, concerti, raduni trial, sta vivendo un'epoca isterica


Paolo Mantovan


La nostra è un’epoca in cui viviamo con isteria troppe questioni che riguardano l’ambiente. E qui, in un territorio di montagna, un territorio ancor più fragile, le viviamo forse con un grado di isteria ancora maggiore. Basti pensare a ciò che è avvenuto (e che tuttora avviene) rispetto alla presenza di orsi e lupi. Oppure pensiamo ai grandi scontri per l’eliski e per il più recente elicottero per ciclisti in quota. O ancora guardiamo alle folla da tremila persone sul Brenta per il concerto di un dj. E non è strano pensare anche alle vicende degli alberi di Rovereto. In tutto questo dov’è la Sat?

La (quasi) assenza della Sat dal confronto sui temi centrali dell’ambiente in questi ultimi anni è una questione centrale. E' necessario allora interrogarsi. Per più ragioni.

1) Interrogarsi sul ruolo della Sat è naturale in questi giorni. Da venerdì c’è un nuovo presidente, Anna Facchini, ed è la prima volta di una donna alla guida della Sat. E domani, sullo Stivo, ci sarà l’inaugurazione ufficiale del rifugio restaurato, il rifugio intitolato a Prospero Marchetti che fu fondatore e primo presidente della Sat. Fra la prima presidente donna e il ritorno a splendore del rifugio che ricorda il primo presidente della gloriosa Società degli alpinisti tridentini è come mettersi sulla vetta e scrutare nuovi orizzonti con lo zaino ricco di un passato straordinario. E questa riflessione oggi non può assolutamente mancare.

2) Interrogarsi sul ruolo della Sat è una questione di prim’ordine per questa terra che rivendica l’autonomia. Perché l’autonomia si costruisce anche nella piena consapevolezza del proprio territorio e della salvaguardia dell’ambiente, si costruisce imparando a non svendere mai nulla per mere questioni turistiche, si consolida nel saper governare e gestire al meglio questa terra di montagna e di confine. La montagna è ambiente, l’ambiente siamo noi. La Sat, insomma, è una colonna fondamentale in questo impegnativo e costante lavoro di attenzione spasmodica ad ogni iniziativa che ci porta fuori dal sentiero.

3) Interrogarsi sul ruolo della Sat, al contempo, è fondamentale oggi perché negli anni, negli ultimi anni, la Sat, come tante altre associazioni ambientaliste peraltro, si è un po’ spenta. Ha abbassato il volume. L’isteria su tanti temi ambientali prosegue senza sosta ma della Sat non si sente la voce. La Sat resta in silenzio. O quasi. Procede lentamente e indefessamente con i volontari nel suo insostituibile lavoro di sentinella dei sentieri d’alta quota. Ma la sentinella, si sa, dovrebbe avvisarci cacciando un urlo, se necessario, di fronte al pericolo. E di pericoli sul versante ambientale ce ne sono tantissimi. Qualcuno ricorda negli ultimi anni degli interventi duri e precisi? Degli ammonimenti importanti? Di fronte all’impazzimento collettivo sui grandi predatori abbiamo avuto prese di posizione particolarmente degne di nota da parte della Sat? E su questi concerti da discoteca con folle oceaniche in quota qualcuno ha alzato la mano, sì, ma poi l’ha subito abbassata, nonostante ormai si tratti di un fenomeno fuori controllo, che sta ricalcando perfettamente la voglia di “riminizzazione” che torna e non abbandona mai gli operatori turistici.

4) Interrogarsi sul ruolo della Sat è fondamentale, per altro verso, anche per capire se la Società è troppo assorbita dalla gestione dei rifugi. E qui entriamo in un capitolo delicato, certo. Perché occorre essere rassicurati che ogni attività culturale, qualsiasi presa di posizione e anche soltanto la voglia di ritornare ad essere pienamente “sentinella” non siano affatto condizionate dalla necessità di ottenere dalla Provincia i fondi necessari per mantenere in ottimo stato i rifugi. Occorre sapere che c’è grande libertà ed autonomia, perché una voce fondamentale per la nostra identità di montagna, di popolo delle terre alte, non può zittirsi.

Certo, la Sat non deve assumere tinte troppo forti, non deve divenire un “organo politico”. Ma non può rinunciare a ritagliarsi il suo ruolo, libero e forte, di voce della coscienza, vera “sentinella” della montagna e dell’ambiente.

La nuova presidente Anna Facchini è partita subito col tono giusto, annunciando che non si asseconderanno “mode passeggere”. Ora attendiamo i fatti: prese di posizione che ci dicano che la Sat c’è. Altrimenti conosceremo una cronaca sempre più fittà di “helibike”, raduni di trial sotto le vette, gare di quad sui sentieri, concerti metropolitani in quota, in una frenesia totalmente fuori controllo. E, ancora, non udiremo un po’ di saggezza su temi, ormai troppo divisivi, come quelli di orsi e lupi. La Sat ha un ruolo che va ben oltre il non assecondare mode passeggere. E soprattutto non può restare a guardare.

p.mantovan@giornaletrentino.it













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