CASTEL DEL MONTE E IL MISTERO DELL’ 8 “INFINITO” DI FEDERICO II
Lo si scorge da molto lontano. Domina il paesaggio dall’alto di un colle che domina tutta la Capitanata, il vasto territorio pugliese che oggi fa corona ad Andra tutto coltivato a uliveti e vigneti. Difficile capire di primo acchito di cosa si tratti, ma sin da subito si avverte che possiede una sua misteriosa forza… magnetica. Avvicinandosi pare si tratti di un qualcosa di extraterrestre, di qualcosa che li si è posato arrivando dallo spazio. Dall’infinito.
Si tratta di Castel del Monte, il “castrum” voluto in quel luogo tra cielo e terra da quell’ illuminato visionario che fu l’imperatore Francesco II. Sulla sua reale destinazione sono state scritte centinaia di pubblicazioni e altrettante sono le tesi elaborate per capire quale fosse il suo reale impiego. C’è chi ha ipotizzato una sua destinazione meramente militare e quindi di carattere difensivo contro i saraceni. Ma c’è anche chi ha invece fatto prevalere la tesi del castello di rappresentanza, chi di una dimora sfarzosa privata, chi ancora del buon ritiro dell’imperatore, chi di un luogo di delizie, chi di mera residenza di piacere, chi di un casino di caccia, chi di osservatorio per lo studio del volo degli uccelli, chi di un sito ideale per osservare le stelle e compiere rilevamenti astronomici, chi, ancora, per finire a pensato fosse la roccaforte dove potesse venir custodito il sacro Graal, chi ha elaborato la tesi di un isolato tempio segreto dove celebrare misteriosi riti esoterici e chi ha visto in quelle mura la materializzazione un formato gigante della sua corona imperiale. Mille teorie e mille ipotesi. Nessuna certezza. Tutte sono invece in contraddizione l’una con l’altra occorre comunque tener presente che non esistono fossati difensivi, né merlature, né postazioni per arcieri, né cucine, né magazzini, né cantine.
Ma Castel del Monte - di cui non esiste alcuna documentazione storica certa (eccezion fatta della pergamena con cui nel 1240 Federico II ordinava da Gubbio il via ai lavori) - a cosa serviva in realtà?
Una tesi, che con il tempo sta prendendo sempre più corpo, è quella che accredita Castel del Monte come un unicum in cui in costruttori incaricati da Federico II e i “saggi” cui lui faceva riferimento (da Pier delle Vigne, a Fibonacci e Michele Scoto) intesero esprimere tutte le conoscenze matematiche e scientifiche atte al raggiungimento della perfezione. L’intero progetto si rifà a complessi e intricatissimi allineamenti solari e a calcoli legati al numero d’oro, al rapporto aureo e alla “divina proporzione”. Tutti elementi scientifici che determinano un equilibrio formale e un’armonia che caratterizza l’intero manufatto trasformandolo così in un inno alla perfezione. Ovvero la materializzazione in un “tempio” laico di quel sapere umano necessario e imprescindibile per raggiungere il divino. Il costante e ossessivo ricorso al numero 8 - che nel verso orizzontale è il simbolo dell’infinito – ne è una conferma indiretta. A Castelo del Monte è onnipresente: la sua planimetria è infatti ottagonale. Otto sono infatti i lati del castello, ottagonale è il cortile interno, otto sono le torri a loro volta ottagonali che aggettano ai suoi angoli, otto sono le stanze di ciascuno dei due piani. E 44 (ovvero 4 + 4 = 8) sono i gradini delle rampe di scale. Considerando che nella simbologia numerica medioevale il 4 rappresenta il mondo fisico (4 elementi, 4 punti cardinali) l’8, ovvero il suo doppio, rappresenta l’armonia superiore ovvero la trascendenza. L’8 rappresenta anche il giorno della “nuova vita” (dopo i sette della creazione) e che, sempre l’8, nelle culture greca, latina ed araba, simboleggia, oltre all’infinito, anche l’eternità.
Personalmente mi piace credere che Federico II abbia voluto regalarci Castel del Monte quale “Summa” delle conoscenze umane capaci di consentirci di raggiungere (o almeno sognare!) l’infinito e, forse, il divino.