Dal mercato (affollato) agli impegni di Draghi



Può sembrare anche una piccola cosa, ciò che è successo l'altro sabato al mercato di Bolzano. Ma invece è la perfetta rappresentazione della realtà. Persone che faticano a rispettare le regole (la distanza, questa sconosciuta). Persone che faticano a farle rispettare (encomiabile lo sforzo del Comune, ma ieri era semplicemente impossibile controllare il “traffico”). Soprattutto persone che non ne possono più di stare in casa e che vedono in un mercato una sorta di oasi nel deserto della lontananza, dell’assenza di abbracci e di incontri. Un luogo nel quale ritrovare insomma la socialità perduta.

L’assessore Ramoser chiedeva senso di responsabilità, ma il mix di esasperazione e di voglia di normalità che in fondo alberga ormai in ognuno di noi produce esattamente l’opposto: caos, in ogni senso inteso. Contare (davvero) i presenti è stato praticamente impossibile. La frase di un ambulante riassume la giornata: o tieni tutto chiuso o apri e va a finire così. Speriamo che domani, quando l’Alto Adige davvero riaprirà, non accada la stessa cosa. L’auspicio è ovviamente che gli altoatesini tornino nei negozi, tornino a tener viva un’economia che venerdì sera s’è aggrappata ancora una volta a san Mario (Draghi). Si teme però che accada ciò che è successo in Sardegna: una settimana di festa per essere diventati zona bianca e un repentino ritorno a colori maggiormente preoccupanti. Conciliare voglia di uscire dal guscio della solitudine e attenzione ai rischi è quasi impossibile. Per questo non si può che ripartire dai vaccini: da AstraZeneca (enfatizzare i bassissimi pericoli ha destato un’inutile preoccupazione e ulteriori ritardi) a tutti gli altri, incluso Sputnik. In tal senso, il pragmatico presidente del consiglio ha fatto bene a non escludere l’utilizzo del vaccino russo. L’obiettivo dichiarato dallo stesso presidente rincuora: 500 mila dosi al giorno entro aprile (oggi se ne somministrano circa 165 mila al giorno). Ma l’altra buona notizia arrivata da Roma riguarda i 32 miliardi di ristori. Nel corso di una conferenza stampa nella quale ha dimostrato non solo di saper parlare al Paese (che attendeva questo momento), ma anche d’essere un politico veloce e ironico al punto giusto, Draghi ha preso un impegno solenne: si pagherà dall’8 aprile. Mancano ancora fin troppi giorni e persone e aziende sono in ginocchio, ma finalmente c’è una data concreta, un traguardo e un punto di (ri)partenza. Il decreto mette le imprese, il lavoro e l’aiuto alla povertà al centro di ogni azione. E presto ne arriverà un altro, garantisce un presidente che ha dato risposte concrete anche per quel che riguarda un turismo invernale che qui non è mai partito e che di questo passo rischiava di non rialzarsi d’estate. Speriamo non tanto e non solo che gli aiuti arrivino, ma che arrivino in fretta. In tal senso il presidente ha preferito le verità alle solite promesse: un cambio di passo che privilegia l’azione rispetto alla comunicazione. Un buon inizio.













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