Dall’EIAR alla RAI, la sede storia in una strada con tre nomi 

Una casa relativamente recente, ma che racchiude un bel po' di storia, è a Bolzano quella che sorge all’incrocio tra via Cassa di Risparmio (in passato Kaiserin Elisabeth-Strasse, poi via Regina...



Una casa relativamente recente, ma che racchiude un bel po' di storia, è a Bolzano quella che sorge all’incrocio tra via Cassa di Risparmio (in passato Kaiserin Elisabeth-Strasse, poi via Regina Elena) e via Leonardo da Vinci (in passato Defreggerstrasse). Se ne legge tra l’altro in “RAI BOLZANO - dalla stazione EIAR alla radiotelevisione trilingue” di Alessandra Zendron. E lo testimoniano anche le pietre d’inciampo che sono state cementate nel circostante marciapiedi, nonché i ricordi di chi scrive queste righe, e che vi ha abitato. Si tratta di un palazzone appariscente che dispone di quattro scale di accesso per salire ai suoi cinque piani e che fu realizzato al sorgere degli anni Trenta; porta la firma dell’architetto Paolo Bertanza dell’Istituto Autonomo delle Case Popolari di Venezia mentre le facciate sono state progettate dal veneziano Gildo Valconi, che aveva vinto il concorso bandito per inserire nel centro-città un edificio che attenuasse l’aspetto “troppo tedesco” di via Regina Elena, la cui parte nord era stata realizzata ai tempi di Francesco Giuseppe. “Il risultato finale – secondo gli architetti Oswald Zoeggeler e Lamberto Ippolito – si impone con un’immagine severa e non priva di retorica; rivestimenti esterni in pietra naturale artificiale, decorazioni in stile Novecento definiscono la veste ufficiale di un organismo al suo interno tecnicamente e strutturalmente avanzato”. Aggiungo che oggi il complesso si propone ancora com’era, salvo qualche fascio littorio in meno che è stato rimosso dopo la guerra. Qui il 28 ottobre 1931 (anniversario della fondazione del partito fascista) fu trasferita da via Principe di Piemonte (oggi via della Mostra) la sede bolzanina dell’EIAR (Ente Italiano Audizioni Radiofoniche, futura RAI). L’EIAR si riservò gran parte del pianterreno e dello scantinato, ove trovarono alloggio tra l’altro due auditori (uno di grandi proporzioni: la precedente sistemazione nell’odierna via Argentieri non disponeva di una sala per concerti, per i quali l’ente radiofonico doveva servirsi di un locale di piazza Walther).

Nell’invitare il prefetto Marziali alla cerimonia inaugurale il reggente Mori (onorevole roveretano) fece una proposta sorprendente: “Questa stazione assumerebbe più grande e meritata importanza e soprattutto risponderebbe alle alte e speciali finalità per cui fu impiantata tre anni or sono, ove potesse avvantaggiarsi di annunci in più lingue: italiano, tedesco, francese”. La risposta fu seccamente negativa. In realtà – precisa la Zendron (già funzionaria RAI) – il regime e i dirigenti centrali dell’EIAR la indirizzavano a svolgere il ruolo di strumento della politica di snazionalizzazione nei confronti delle minoranze locali”. Le antistanti pietre d’inciampo ricordano che nell’edificio abitava anche una famiglia ebrea di cinque persone (padre, madre, tre figli tra i quali la piccola Olimpia di 4 anni) che durante la guerra furono razziati dai nazisti ed internati in un campo di sterminio, dai quali non ritornarono. Le SS vi furono indirizzate grazie alla collaborazione del droghiere Josef Clementi, che aveva lì vicino il suo esercizio. Abitarono lì anche l’avv. Vittore Tattara, “ragazzo del 99”, nostro buon amico, che nel 1922 prese parte in camicia nera alla “marcia su Bolzano”, prodromo della marcia su Roma. Al terzo piano del corpo centrale abitava la famiglia Giulini, della quale Carlo Maria diventò un dirigente d’orchestra di fama mondiale. Suo fratello Steno diresse la fabbrica di pianoforti Schulze&Pollmann. Lì visse anche il violinista Alcide Andlovitz, pronipote di Franz von Suppè. E lì nel 1934 in casa – come si usava allora - nacqui io, che alla RAI sottostante iniziai la mia carriera di giornalista.

 













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