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Germania: la solitudine dei piccoli calciatori, i giovani abbandonano il pallone



Mentre c'è grande eccitazione per le possibilità della nazionale tedesca ai Mondiali 2026, in Germania si addensano nubi oscure sul futuro a lungo termine del suo calcio. Dal 2006 , infatti, il Paese ha perso quasi 6.000 squadre maschili Under 19 e Under 17, così la Federcalcio tedesca (DFB) sta correndo ai ripari con una serie di riforme coordinate da Hannes Wolf, CT della nazionale under 20, direttore sportivo delle giovanili della DFB ed ex allenatore di Bundesliga.

“Dobbiamo fare in modo che non si tratti di un fare tanto per fare, ma che i giovani siano realmente coinvolti dal calcio”, ha detto recentemente in una conferenza sul calcio giovanile, aggiungendo che se “già a 13 anni si sta in panchina e non si è abbastanza bravi per praticare questo sport come hobby, allora direi anche ai miei figli di fare qualcos’altro”.

La conferenza, ospitata dal DFB Campus di Francoforte, ha riunito 220 partecipanti dalle 21 federazioni regionali tedesche per elaborare un piano incentrato sull'identità (il divertimento prima dei risultati) e non solo, per attirare più giovani verso il calcio, ma anche per mantenerli entusiasti di continuare a praticarlo. «Il calcio deve modernizzarsi se vuole continuare ad essere attraente per i giovani», ha dichiarato nella stessa occasione il presidente della DFB Bernd Neuendorf . “Anche se ora ci sono lunghe liste d'attesa nei club di molte città, non è più scontato che i bambini che iniziano a giocare a calcio poi da giovani rimangano nelle società”.

In Inghilterra, dove il calcio giovanile vive lo stesso tipo di crisi, la FA ( Football Association) nel 2024 ha messo in campo una nuova strategia per contrastare il fenomeno e sta pianificando di introdurre un formato 3 contro 3 per gli Under 7 a partire dal 2026, in modo da aumentare il tempo che i ragazzi passano con il pallone tra i piedi.

Nei progetti di Wolf ci sono programmi di allenamento più creativi modo da coinvolgere un maggior numero di bambini. Un'idea è quella di farli giocare più partite su campi regolamentari, ricreando il calcio di strada o il calcio a 5. Ma cosa allontana i giovani dal calcio? Secondo gli esperti, la “colpa” va ricercata nella sempre maggiore presenza delle piattaforme digitali nella vita dei ragazzi, ma non si può negare la responsabilità dei costi legati alla pratica del calcio organizzato, delle aspettative troppo elevate e dei ritmi serrati del calcio giovanile. A tutto questo si aggiungono gli infortuni, i trasferimenti o le crisi familiari come il divorzio dei genitori per cui “portare i ragazzi al calcio” diventa un problema.

Il direttore dell'accademia del Borussia Dortmund, Thomas Broich, ha detto che il calcio giovanile diventerà “un enorme problema culturale” per la Germania. Malte Boven, allenatore di squadre giovanili ad Amburgo, ritiene che il modo in cui i ragazzi che iniziano a giocare a calcio vedono questo sport sta cambiando e che tutti coloro che sono coinvolti nella loro formazione sportiva in Germania devono esserne consapevoli.

Boven non teme che il Paese rimanga senza calciatori nei prossimi anni, ma ritiene che siano necessari alcuni cambiamenti per garantire che il calcio rimanga uno sport attraente per i ragazzi. Cambiamenti che devono iniziare dal linguaggio da adottare con i giocatori e i genitori , che deve essere più ponderato per l'enorme impatto psicologico che può avere. Altrettanto importanti per lui sono gli investimenti che non dovrebbero essere destinati solo alle strutture, ma anche al modo per raggiungerle. E, punto particolarmente importante, gli allenatori dovrebbero collaborare maggiormente con i ragazzi su come affrontare e gestire la pressione, anziché essere la causa della stessa pressione.

Per il coach amburghese un altro problema rilevante nel calcio giovanile è la cultura orientata ai risultati. La pseudo partecipazione al gioco-leggasi lo stare in panchina per gran parte della partita- è una realtà quando nel calcio giovanile conta solo vincere, soprattutto nei club amatoriali. “Ai ragazzi non viene data la possibilità di partecipare realmente al gioco”, dice Boven aggiungendo: ”bisogna infondere loro la massima fiducia sul fatto che possono farcela, che meritano di giocare nella squadra, che c'è un motivo per cui indossano una determinata maglia. È responsabilità degli allenatori e delle società sportive dare a tutti i ragazzi lo stesso empo di gioco”. D’altronde “l'umanità è alla base di tutte le prestazioni”, anche nello sport.

 













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