La storia

Gilm, un terzo poeta  tra Dante e Carducci 

“Carneade, chi era costui?”. È nota la battuta di don Abbondio, che – nel romanzo del Manzoni – ha fatto di un lontano filosofo greco lo sconosciuto per eccellenza.



“Carneade, chi era costui?”. È nota la battuta di don Abbondio, che – nel romanzo del Manzoni – ha fatto di un lontano filosofo greco lo sconosciuto per eccellenza, una persona di cui non si sa niente. La citazione manzoniana ha fatto sì che oggigiorno per “carneade” s’intenda una qualsiasi persona della quale si conosca poco, o niente.

E bisogna ammettere che sono veramente tanti i carneadi i cui nomi s’incontrano sulle targhe che danno un nome alle strade, ai vicoli, a piazze e piazzette.

Si alzano gli occhi e si scorgono targhe che recano nomi sconosciuti, altrettanti carneadi. Vien fatto di farsi la domanda di don Abbondio: “chi erano costoro?”.

Il più delle volte si tratta di personaggi che hanno avuto importanza nelle città in cui ci aggiriamo. Così a Bolzano quando ci imbattiamo in una breve strada che congiunge le vie Dante e Carducci, poeti notissimi, e scopriamo che si tratta di via H. von Gilm: “Chi era costui?”.

La strada ospitava la casa dei sindacati al tempo di Francesco Giuseppe, poi durante il fascismo il “Dopolavoro”. Distrutto questo da una bomba americana, vi si costruì nel tempo l’ENAL (Ente Nazionale Assistenza ai Lavoratori) fino a giungere al cinema “Augusteo” e all’attuale “Auditorium”. Il mondo cambia, ma l’intitolazione a Gilm si è mantenuta intatta dai tempi del Kaiser asburgico: si tratta di Hermann Rudolf von Gilm zu Rosenegg (1812-1864), poeta anche lui, anche se di portata minore di Dante e Carducci, ma significativo per la nostra terra.

È stato un poeta nato ad Innsbruck ed attivo nel settore giudiziario in quanto avvocato (che ci sia un nesso con il vicino palazzo di giustizia, oggi sede del comando Carabinieri?). Von Gilm fu trasferito trentenne a Brunico, dove gli è stata dedicata una piazza. Ma di lui non si ricorda tanto l’attività di avvocato, quanto quella – per l’appunto – di poeta. A Brunico Gilm si associò al “Verein zum geselligen Vergnügen” (Società per il piacere della compagnia), che esisteva dal 1829. Un’associazione che è tutta un programma, come ci si può immaginare, che presto si chiamò solo “Kasino” e si riuniva nella sala della locanda “Zum Goldenen Stern” dove von Gilm recitava le sue poesie, sonetti e canzoni. A Brunico ebbe il suo periodo creativo più intenso e si dedicò a scrivere testi critico-contestativi.

Gilm si scagliava contro la censura e contro i gesuiti, che per lui rappresentavano l’epitome del conservatorismo. Assolutamente singolare che in una cittadina della periferia di un Tirolo tutto “casa e chiesa”, potessero aver successo i versi di un borghese contrario a quello che oggi si definisce l’establishment, ma sta di fatto che von Gilm radunò attorno a sé la borghesia brunicense e parte della nobiltà e divenne il centro della vita sociale come affascinante chiacchierone, attore e recitatore delle proprie poesie.

Dopo aver soggiornato a Brunico, nell’ottobre 1845 fu trasferito a Rovereto e nel 1848 giunse a Vienna, dove lavorò come apprendista cancelliere di corte prima di trasferirsi a Lienz nel 1849, dove morì nel 1864. Le poesie di Gilm comprendono canzoni d’amore e sulla natura dal tono popolare, ma anche canzoni anticlericali. Alcuni titoli delle sue opere sono: “Jesuitenlieder”, “Schützenlieder”, “Stell auf den Tisch die duftenden Reseden”, “Die Georgine”, “Märzenveilchen”, “Allerseelen”, le “Sophienlieder” e le “Schartllieder”.















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