LIBRI

Il discorso  perfetto di Laura Suardi 



Questa volta non vi parlerò di un romanzo ma di un libro che appartiene un po’ alla famiglia dei saggi e un po’ a quella dei manuali, ma che scansa con eleganza il rischio della pesantezza, proprio dei primi, e quello dell’ovvietà, che spesso affligge i secondi.

“Il discorso perfetto”, di Laura Suardi, appena pubblicato da Laterza, svela il suo oggetto fin dal sottotitolo: “Parlare in pubblico con i classici”. È, insomma, un libro che si occupa di retorica, parola che col tempo ha assunto connotati perlopiù negativi, che invece in passato non aveva. All’epoca dei classici, in particolare di Aristotele e Cicerone, la capacità di argomentare in maniera efficace, oralmente o per iscritto, era fondamentale. Lo era nella vita pubblica, della pòlis, della città, quindi innanzitutto nella politica e nelle dispute legali. Lo era per motivare i soldati a battersi valorosamente contro i nemici, ma anche per convincere i cittadini a sopportare le privazioni e le difficoltà di una guerra, come quelle che Atene dovette combattere una volta diventata una grande potenza.

Oggi le cose non sono cambiate. Semmai a cambiare sono stati gli strumenti di comunicazione, e gli spazi dove i discorsi vengono pronunciati (fattisi sempre più virtuali). L’arte di costruire un discorso efficace, convincente, persuasivo, rimane però fondamentale, in tantissimo contesti diversi.

Ecco allora che la “casetta degli attrezzi” fornita dai classici può tornare utile. Anzi, lo è a maggior ragione in un’epoca in cui molti cittadini sembrano in difficoltà nello sviluppare discorsi che tengano conto delle regola di base della logica, o nel comprendere esattamente il significato di un testo.

Inventio: trovare le idee migliori. Dispositio: disporle nel discorso nella maniera più efficace, dall’incipit alla conclusione. Elocutio, la scelta delle parole giuste, del giusto linguaggio, dello stile più appropriato. Questi alcuni dei cardini su cui poggia la trattazione di Cicerone nel De Oratore. E poi, le tre componenti della Retorica di Aristotele: Ethos, ovvero “carattere” (quello che l’oratore deve dimostrare di possedere), Pathos, “emozione” (quella che si sforza di trasmettere agli interlocutori), e Logos, argomentazione (non solo la parola, quindi).

Attorno a questi concetti Suardi , che insegna greco e latino al Liceo classico Parini di Milano, dove tiene anche un laboratorio di Retorica, e che ha tradotto, commentato, riletto i classici in numerose altre pubblicazioni, costruisce una narrazione al tempo stesso chiara e appassionante. Fitta fra l’altro di rimandi alle produzioni culturali dei nostri giorni, ad autori come Eco o Baricco, a film come Il postino, a proposte come i TED talk, al mondo del web e quant’altro. In questo modo, ci restituisce in queste pagine l’attualità dei classici e l’avvicina alla nostra esistenza quotidiana, alle nostre letture, al nostro bisogno di pronunciare finalmente un “discorso perfetto”, che è poi il discorso che riesce a convincere, sia che si parli in un’aula consiliare, sia, ad esempio, che ci si rivolga ad un pubblico che ci ha appena consegnato un premio. Sempreché non si scelga di fare come Bob Dylan, ovviamente, che per scansare l’incombenza spedì Patti Smith a Stoccolma a ritirargli il Nobel per la letteratura. Un perfetto esempio di “fuga dal discorso”.

 













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