IL “SEGRETI” DI CAVOUR A SANTENA TRA VELENI E VESTAGIE TURCHESE
L’anniversario dell’ “improvvisa morte” del conte Camillo Benso di Cavour è trascorso anche quest’anno nel silenzio. Il “Padre della Patria” spirò, infatti, all’alba del 6 giugno 1861 nel letto della sua casa torinese. Aveva solo 50 anni. Nel referto ufficiale il medico curante Alessandro Riberi scrisse: “Spirato in conseguenza delle troppe fatiche mentali, delle agitazioni di spirito, dei disgusti divorati con silenzio”. Una diagnosi, non medica, che non convinse mai nessuno al pari dell’ipotesi di un presunto attacco di malaria che non fece altro che alimentare una ridda di dubbi e sospetti. A Torino le “chiacchiere” accreditarono, da subito, l’ipotesi dell’ avvelenamento. Sì, Cavour sarebbe stato “tolto di mezzo”: assassinato. Ma da chi? E perché?
Un interrogativo che si è presto tinto di giallo e che ancor oggi è avvolge nel mistero il suo decesso. Il conte di Cavour (considerato a ragione la “mente” dell’Unità d’Italia, tant’è che il grande von Metternich lo definì “l’unico vero politico in tutta Europa”) era noto a tutti come una persona determinata, cinica e spregiudicata. Nel privato era un grande amante della bella vita: “dipendente” dal gioco d’azzardo oltre ad essere un inveterato “tombeur des femmes”! E’ documentato, infatti, che Cavour abbia collezionato una lunga e assai imbarazzante serie di amanti. Tutte donne bellissime, intelligenti, nobili e, rigorosamente, già sposate. Un conte di Cavour, quindi assai diverso da quello “noioso” e istituzionale conosciuto dalla narrazione ufficiale!
Ma chi avrebbe voluto la sua morte? Oggi, a quasi due secoli da quei giorni, le ipotesi emerse sono ben tre. Nessuna è, ovviamente, certa. Certo è, però, che Cavour si era sentito male, all’improvviso, nella notte del 29 maggio.
Era appena tornato a casa da una serata trascorsa con l’amante, la ballerina ungherese Bianca Seviezy sposata Ronzani. Era l’amica che - lui gelosissimo - frequentava da già da alcuni anni. Ma perché Bianca lo avrebbe avvelenato? Per soldi, di cui era avidissima. Un delitto su commissione, quindi. Le tesi oggi più avvalorate (ma mai ufficialmente avvalorate) parlano di “interessi” francesi, inglesi e della stessa casa Savoia. La tesi francese accredita in Napoleone III il possibile mandante. L’imperatore, che più volte “aiutò” Cavour, avrebbe infatti preteso in cambio alcuni territori italiani tra i quali anche la Toscana e lo Stato Pontificio. Parigi avrebbe così inviato a Torino la moglie di un alto commissario di polizia francese per corrompere l’amante di Cavour in cambio di 500 mila lire. Ai tempi una fortuna! Ma c’è anche l’ombra dei finanzieri di Londra che, in virtù dell’apertura del canale di Suez, volevano allungare le mani sul Sud italiano all’indomani del “favore” dei britannici che avevano “protetto” lo sbarco di Garibaldi a Marsala. Non esente sarebbe anche una responsabilità indiretta del re Vittorio Emanuele II che mal sopportava il sempre crescente potere del conte.
Oggi il conte Camillo Benso è sepolto nel piccolo pantheon di famiglia al Castello Cavour di Santena alle porte di Torino. A pochi passi dalla sua tomba, ma all’esterno della cappella funeraria, su un prato, è adagiata una lapide che ricorda Virginia Aldoini, la contessa di Castiglione. Un doveroso “riconoscimento” alla bellissima cuginetta Virginia che il conte, senza alcuno scrupolo, inviò (quando lei aveva soli 18 anni) a Parigi con l’esplicita “missione” di infilarsi nel letto dell’imperatore Napoleone III. Il tutto per ottenere dal sovrano francese il decisivo sostegno nella guerra d’Indipendenza contro Vienna. E al castello di Santena sarebbe conservata (secondo lo storico Arrigo Petacco, ma non dalla proprietà) anche la celeberrima vestaglia turchese che la contessa indossò la notte di Compiegne in cui si decise il futuro d’Italia. Un ulteriore “mistero” tra troppi misteri!