IL “TEATRO DEI PUPI” A PALERMO, IL PATRIMONIO DI UN’ISOLA
Tra le viuzze della Kalsa, nel cuore dell’antica Palermo arabo-normanna, sono decine i “tesori” che si offrono per essere svelati. E bastano pochi metri per imbattersi in quattro straordinarie meraviglie.
La prima è il severo Palazzo Abatellis, oggi Galleria regionale della Sicilia. Al primo piano con serva uno dei più raffinati capolavori dell’intera storia dell’arte: l’Annunziata di Antonello da Messina. Un’opera piccola, soave, potente e rivoluzionaria che è capace di competere in bellezza nientemeno che con la Gioconda che Leonardo dipinse una trentina di anni dopo.
La seconda è Palazzo Chiaromonte già dimora di Manfredi I figlio dell’imperatore Federico II. Nelle sale di quella che fu anche sede e carcere dell’Inquisizione spagnola fa bella mostra di sé “la Vucciria”, il più celebre dei dipinti di Renato Guttuso.
La terza è, invece, un capolavoro della natura: un gigantesco e secolare albero di Ficus columnaris battezzato “L’ albero dei 150 anni dell’Unità d’Italia” essendo lì, ai margini di piazza Marina, già prima del 1861.
A pochi passi c’è una piccola targa. Indica l’accesso a vicolo Niscemi dov’è “nascosta” la quarta meraviglia: il “Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino”. Nelle sue stanze è conservata lo spirito di una terra, la Sicilia, che nel teatro dei pupi ha tramandato la sua genuinità. Una cultura che si perde nel tempo e che è stata riconosciuta dall’Unesco essere un “capolavoro del patrimonio orale e immateriale dell’umanità”.
Il museo delle marionette di Palermo è intitolato ad un appassionato medico collezionista che ha dedicato con mecenatismo l’intera vita alla valorizzazione e tutela di una tradizione preziosa che altrimenti si sarebbe dispersa. Non è solo uno scrigno in cui sono conservati ben 4 mila pezzi unici tra marionette, pupi, ombre, automi, burattini, ma è un viaggio sensoriale coinvolgente e straordinario per conoscere un mondo di puro fascino.
Che il museo delle marionette di Palermo sia un luogo di meraviglie lo ribadisce la raccolta, imponente e curatissima, non solo di pupi siciliani sia di scuola palermitana che catanese, ma anche quello preveniente da tutto il mondo: dai burattini della tradizione italiana, delle ombre cinesi a quelle turche, dalle marionette indiane a quelle della Birmania fino a quelle africane del teatro Bambara del Mali e del Congo. Un viaggio antropologico completo attraverso culture molto diverse seppur con molte affinità.
Una sezione particolare del Museo (che si sviluppa con un susseguirsi di sale e salette allestite su ben quattro piani) è stata intelligentemente dedicata alle marionette create da famosi artisti contemporanei. Sono così esposte e visibili le interessantissime marionette ideate e “firmate” da Maestri quali Enrico Baj, Renato Guttuso, Tadeusz Kantor. Una raccolta unica, originale e completa.
E per finire, grazie alla passione dei pupari e dei manianti che ancora coltivano le antiche tradizioni dei cantastorie, un teatrino fa ritornare le lancette dell’orologio ai tempi in cui non c’erano né cinema né televisione e le piazze e i teatrini di Sicilia erano gremiti di picciotti e paesani che si affollavano per seguire dal vivo i racconti fantastici delle avventure degli eroi dell’epoca cavalleresca: rapiti dalle gesta dei paladini di Francia, di Carlomagno, di Orlando, di Rinaldo, della bella Angelica, del traditore Giano di Magonza, dei saraceni e del feroce Saladino. Accompagnati dal fragore delle armi di latta che i pupi fanno incrociare con vigore, dai sobbalzanti suoni dell’organetto che accompagna la rappresentazione, rapiti da qualche ingenuo e inaspettato coupe de théatre illusionistico e spaventati dagli improvvisi “colpi di zoccolo” che richiamano l’attenzione degli astanti, il “miracolo” del teatro dei pupi siciliani continua ad affascinare e incantare grandi e piccini.