Internet, autonomia e solitudine



Non c’è - o almeno non c’è più - una differenza fra vita digitale e vita reale. A dirlo è il professor Matteo Lancini, psicologo, uno dei massimi esperti dei temi dell’adolescenza. La sua non è una provocazione. Non e una denuncia. È una presa d’atto. E, insieme, l’inizio di un percorso: un dialogo, in divenire, fra generazioni, fra mondi diversi. Sì, diversi; ma conciliabili. 

Molti di noi sono cresciuti pensando che la rete fosse il cortile, che il controllo sociale fossero le finestre aperte dai vicini di casa su quel cortile e non Facebook o un gruppo whatsapp. Immaginavamo che il pudore ci preservasse da ogni rischio. Poi, insieme ai nostri figli, siamo precipitati nel mondo dei selfie, di instagram, di telegram, di twitter: in un narcisismo che dall’autoscatto porta a un cortile mondiale, spalancato - consapevolmente? - davanti ad ogni sguardo. Come hanno detto in questi giorni anche a Bolzano i vari esperti che si sono confrontati sui temi dell’educazione alla rete e del cyberbullismo (di cui, statistiche alla mano, è vittima un adolescente su quattro), poco conta stabilire di chi sia la colpa. Certo, sott’accusa ci sono le principali società che in rete danno le carte: in un’invisibile partita di poker nella quale non scegliamo, ma subiamo, ciò che ci arriva in mano. Ed è evidente il ruolo di genitori che anziché guardare i loro figli, tendono spesso a filmare o fotografare la scena che dovrebbero invece osservare. La domanda è però un’altra. Si possono aiutare gli adolescenti a diventare adulti nell’epoca del tutto e subito, dei leoni della rete e pecoroni nel mondo reale, del corpo usato come figurina da scambiare, del furto di identità (e immagini) digitali e delle nuove solitudini? Lo si può fare solo in due modi. Costruendo un nuovo patto fra figli, genitori, scuola, esperti e forze dell’ordine che oggi sono attrezzate al meglio non solo per proteggerci, ma anche per aiutarci a capire cosa accade in rete. E su questo si sta lavorando molto bene, con approcci nuovi. Ma va anche riscoperto, a tutti i livelli, il valore dell’autorevolezza. Perché «gli adolescenti di oggi - per dirla ancora con Lancini - chiedono agli adulti autonomia e libertà, ma senza essere lasciati solo davanti alle scelte della vita». Della vita, non della rete. 













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