L'incertezza italiana (e bolzanina)



Non c’è ricchezza di rapporti umani. E così l’individuo incorpora le proprie ansie che, in solitudine, diventano rancori. Il professor Giuseppe De Rita, che a lungo ha guidato il Censis, commenta così l’ultima fotografia dell’Italia o, meglio, degli italiani: di un popolo stressato (il 74 per cento si dice tale e il 55 per cento rivela di parlar da solo), un popolo, ancora, che ha una gran voglia di un uomo forte. Ad ammettere di volerlo, sono infatti 48 italiani su 100. Cercano qualcuno che li protegga - dice il presidente della società italiana di Neuropsicofarmacologia, Claudio Mencacci -, come fossero dei fanciulli che si affidano a un padre ideale anziché sforzarsi di tornare al volante della propria vita.

È insomma un Paese sempre più ansioso e precario, quello che emerge da un rapporto annuale che dice anche che ad avviso del 70 per cento degli italiani i casi di razzismo sono cresciuti (il 58 per cento ritiene che sia in crescita anche l’antisemitismo). La precarietà, del resto, è testimoniata anche dalla situazione politica generale. Il governo Conte, ogni quattro giorni, organizza una riunione di maggioranza. Come a dire che le forze politiche che tengono faticosamente in piedi l’esecutivo, per evitare il voto anticipato, hanno bisogno di un confronto continuo. Spesso inutile, se si guardano le dichiarazioni che escono sui giornali: le spaccature prevalgono infatti sulle intese, rendendo ogni decisione incerta.

Se si sposta lo sguardo sulla nostra terra, si vede che anche in Provincia i segnali di fragilità non mancano: il presidente Kompatscher fatica a tenere insieme, al contempo, una Svp che ancora stenta a riconoscerne la leadership, e una maggioranza che ha nel puntello leghista italiano un movimento sempre più inquieto. L’uscita di Vettori (dalla Lega, ma per ora non dalla maggioranza) è la punta di un iceberg di malesseri che le ormai imminenti elezioni comunali potrebbero curare o rendere incurabili. Per la prima volta, Bolzano è contendibile: il centrodestra salviniano ha il vento in poppa, ma non trova il nome del candidato e il centrosinistra è alle prese con la consueta domanda di chi ha voglia di perdere: confermare il sindaco uscente - tema che è tornato più volte, a prescindere da chi fosse l’uscente - o cercare al volo un altro candidato, visto anche l’esito del referendum sul tram?

Sembra incredibile, ma anche in questo caso l’unica certezza - da una parte e dall’altra - è l’incertezza.













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Valeria Frangipane

Attualità