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La tentazione di andarsene. lasciando tutto 



Ogni tanto nei romanzi ritorna un’azione che, evidentemente, continua ad affascinare: quella di andarsene, di sparire. Come “Il fu Mattia Pascal” di Pirandello, ad esempio, che coglie al volo un’occasione per mettere in scena la sua morte e cercare di rifarsi una vita altrove, solo che alla fine quell’altrove non è un granché.

In “Andarsene”, di Peter Stamm (Casagrande, 2022) non c’è nemmeno, non in maniera così esplicita, almeno, il disamore verso la propria vita e gli obblighi che essa comporta a spingere il protagonista, Thomas, a lasciare tutto e a mettersi in cammino.

Thomas è un normale cittadino, che vive in una valle della Svizzera. Una sera rientra dalle vacanze trascorse al mare, in Spagna, con Astrid, la moglie, e i suoi due figli, un maschio e una femmina. Casa unifamiliare, in un piccolo centro. Una vita ordinata, a cui, in apparenza, non manca nulla.

I due coniugi siedono fuori, su una panca di legno, a bere un bicchiere di vino. I due bambini sono già nella loro stanza. Ad un certo punto Astrid sente il maschio, Konrad, piagnucolare; vuota il suo bicchiere e con un sospiro si alza per andare a consolarlo. Poi è talmente stanca che decise di mettersi a letto.

Thomas vede con gli occhi del futuro l’inizio della giornata successiva: le vacanze sono finite, quindi i bambini andranno a scuola, e anche lui si recherà al lavoro, dopo avere salutato l’anziana vicina. Poi si alza, imbocca il vialetto di ghiaia davanti alla casa, e scompare. Scompare per sempre dalla vita della sua famiglia, e delle persone che lo conoscono.

La sua fuga non lo porta lontano, Thomas non prende un aereo, non parte per un paese esotico. Percorre la strada a piedi, ed è un lento andare fra boschi, pascoli, paesi, colline, attraversando tutti i luoghi che popolano questi paesaggi non completamente rurali ma certo neanche selvaggi e incontaminati: sentieri, piccole zone industriali, stalle e porcili, distributori di benzina, centri commerciali. Queste parti qualcuno le troverà noiose, ma a me personalmente sono piaciute, perché descrivono esattamente la montagna di oggi, non così pittoresca.

Stamm, svizzero come il suo protagonista, finalista al Man Booker International Prize, alterna i punti di vista: quello del fuggitivo, che per la maggior parte del tempo cammina, e dorme all’addiaccio, e quello della moglie, che resta, lo fa cercare dalla polizia, soffre, non riesce a sostituirlo. Non molto spazio viene lasciato alla psicologia dei personaggi. A parlare sono le azioni, i pensieri spesso il lettore se li deve immaginare. Eppure il libro ha un suo fascino, forse un po’ sinistro. Perché molti di noi hanno immaginato, almeno una volta, di andarsene, come Thomas. E di essere abbandonati, come Astrid.

 













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