NELL’ORTO CHE INCANTÒ GOETHE ALLA SCOPERTA DELLA NATURA
Era l’inizio dell’estate del 1545 quando, il Senato dell’ Università di Padova vota a favore dell’istituzione dell’ “Hortus semplicium”. Era quello il primo orto botanico del mondo. Oggi l’orto botanico di Padova vanta il meritato primato di essere il più antico ancora esistente conservando, intatta, sia l’ubicazione che il disegno originali.
Da sempre, da quando cioè gli studenti del corso di botanica andavano a vedere e studiare le piante medicali provenienti da tutto il mondo conosciuto e che lì venivano trapiantate, è luogo di studio e di sapere. M è anche luogo di ammirazione e piacevolezza. L’ hortus - realizzato su un campo di proprietà dei monaci benedettini della vicina chiesa di Santa Giustina – è oggi un museo verde dove crescono e sono “accudite” migliaia e migliaia di piante provenienti da tutto il mondo. Si tratta di un insolito museo a cielo aperto, un archivio vivente del mondo della botanica che è in grado di proporre un inatteso viaggio tra le incredibili bellezze della natura.
A restare affascinato da questo universo verde fu anche Wolfgang Goethe quando, il 27 settembre 1796, rimase letteralmente rapito alla vista di una palma. Quella palma (una Chamaerops humilis nota come “palma di Goethe”) fa oggi imponente mostra di sé in una grande serra ottagonale accanto al muro nord del giardino. Per lo scrittore umanista germanico era quella che definì essere la Uhrplanze, la pianta primigenia. A oltre due secoli di distanza la palma che affascinò Goethe è cresciuta tanto da essere un imponente “monumento” della natura. Va ricordato anche che venne messa a dimora nel 1585 e che da subito venne menzionata come una “assoluta rarità”.
A caratterizzare la storica unicità dell’ Horto di Padova è anche la sua disposizione. Ovvero: la sua meravigliosa planimetria dettata sia dall’esigenza di rispettare rigore scientifico che dalla ricerca dell’eleganza estetica. Fu progettato, infatti, per coniugare in un unicum “bellezza e sapienza”. Per ottimizzare gli spazi a disposizione venne così tracciato un enorme cerchio. Era quella la figura geometrica che, ai tempi, intendeva simboleggiante l’universo intero rispondendo così ad uno dei modelli ideali caratterizzanti il Rinascimento. All’interno di quel mondo, a cui si accedeva e si accede ancora da soli quattro ingressi (quattro sono i punti cardinali, quattro le stagioni, quattro gli elementi vitali e quattro le qualità aristoteliche), è stato disegnato un ulteriore quadrato suddiviso da successivi quattro quadranti a loro volta caratterizzati da un perfetto intersecarsi di linee geometriche (che suddividono le vare aiuole) con evidenti riferimenti di carattere geografico, astronomico e, financo, esoterico.
Passeggiare tra le aiuole e le serre dell’originario impianto dell’Hortus, ammirando gli oltre 6 mila esemplari dell’universo botanico lì raccolti è un’esperienza estetica e culturale davvero insolita. E poi soffermarsi a scoprire il mondo delle piante carnivore, o conoscere da vicino i “semplici”, comprendere i segreti “magici” delle piante medicinali, di quelle velenose o delle spezie che tanto ruolo ebbero nella conoscenza e nello sviluppo degli scambi commerciali nella storia dell’umanità! Per non parlare del mondo delle orchidee, dei profumi caratterizzanti la flora mediterranea (o quella alpina e dolomitica) fino ad ammirare lo splendore dei fiori della serra tropicale o le piante che riescono a crescere e sbocciare tra le sabbie dei deserti.
All’orto botanico di Padova (meritatamente incluso nella lista del Patrimonio mondiale dell’Unesco) tra storia, aneddoti e meraviglia si può compiere un incredibile e affascinante viaggio alla “riscoperta” di un mondo – quello della botanica – che abitualmente viviamo con occhi distratti, ma che ci fa apprezzare la meraviglia della straordinaria molteplicità della biodiversità del nostro pianeta.