Se il Trentino ha paura dell'uomo nero



Il fatto nuovo - per dirla con padre Zanotelli - è che il nero a chilometro zero non funziona. Il nero va bene se sta in Africa, più lontano possibile, il nero al nostro fianco ha svelato il razzismo che c’è in noi. Un’ostilità che non dimostriamo verso i migranti di altri paesi (lui cita ad esempio i cinesi). Evidentemente è proprio la pelle nera a disturbare l’uomo bianco. 

Zanotelli - in «Prima che gridino le pietre» - parla anche di razzismo di Stato: un fenomeno che interpella tutti. E scrive che «secondo l’Alto commissariato delle Nazioni unite (Unhcr), i rifugiati nel mondo sono 65 milioni, l’86 per cento dei quali è ospitato nei paesi più poveri. Appena il 14 per cento si trova nell’Occidente ricco e sviluppato. Eppure l’Europa, che pretende di essere l’esempio della civiltà, si sente sotto assedio, si sente invasa, reagisce con paura e ostilità». Muri. Fili spinati. Porti chiusi. Migranti respinti.

L’ultimo muro, fatto di decisioni politiche che a molti piaceranno, perché parlano alle nostre paure, alle nostre percezioni, è stato eretto venerdì a Trento dalla nuova giunta provinciale a trazione leghista. È un muro fatto di fondi tagliati, di sportelli chiusi, di alloggi e servizi ridimensionati o annullati.

Il progetto di accoglienza dei migranti in Trentino è stato praticamente azzerato. «Dovevamo dare un segnale - ha detto il governatore Fugatti -; il mandato degli elettori era questo. Certe agevolazioni rischiavano di attirare in Trentino più profughi del dovuto». E così chiuderanno i corsi di lingua e cultura italiana, si ridurrà il servizio di supporto psicologico e si chiuderà il servizio di orientamento al lavoro. Lasciando ovviamente a casa anche molti dei lavoratori trentini che seguono questo e altro.

«Quando guardiamo il presepe - scrive ancora padre Alex, che sembra rivolgersi proprio alla nuova giunta trentina, giunta che invita a portare il presepe nei vari uffici e in vari luoghi - dobbiamo renderci conto che non è una composizione pittoresca e folcloristica; è la rappresentazione di una famiglia povera che vaga in cerca di riparo». 

Natale è il momento giusto per aprire gli occhi. Non per chiuderli. Auguri.













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