La storia

Dall’acquisto del Chrysler Building a New York al carcere: ascesa e caduta di René Benko

La condanna a due anni per bancarotta fraudolenta comminatagli dalla Corte d'Assise di Innsbruck è solo la conclusione di un primo filone della maxi inchiesta sul crac miliardario del gruppo Signa. Nel 2023 Forbes aveva stimato il suo patrimonio in oltre 5 miliardi di euro


Stefan Wallisch


INNSBRUCK. L'ex magnate austriaco René Benko è stato condannato a due anni di reclusione dalla Corte d'Assise di Innsbruck per bancarotta fraudolenta nell'ambito del crac miliardario del gruppo Signa.

Si tratta solo del primo filone della maxi inchiesta dalla Procura anti-corruzione (Wksta) di Vienna contro l'ormai re Mida, celebrato e corteggiato fino a poco tempo fa dal mondo economico e politico internazionale.

Il 48enne è sotto inchiesta anche in Italia.

La Procura distrettuale di Trento sta facendo luce su una serie di operazioni immobiliari nel nord Italia. Prima della sua caduta, tutto quello che René Benko toccava diventava oro: nel 2014 compra la famosa catena tedesca di negozi Karstadt, nel 2019 acquisisce assieme alla Rfr Holding il Chrysler Building a New York.

Nel suo portafoglio immobiliare entra anche il famoso Hotel Bauer a Venezia. Il tirolese investe anche in realtà minori, come nell'aeroporto di Bolzano e nel nuovo centro commerciale Waltherpark nel centro storico del capoluogo altoatesino, che dopo il crack è passato al gruppo Schoeller e che verrà inaugurato proprio domani.

Secondo Forbes, il patrimonio dell'austriaco nell'estate 2023 ammontava a 5,5 miliardi di euro. Poi la caduta del re Mida dei nostri tempi. Come la figura della mitologia greca, anche per Benko la sua capacità (o forse ossessione) di trasformare tutto in oro diventa la sua condanna.

Lo scorso gennaio viene arrestato per restare tutti questi mesi in custodia cautelare. Il Tribunale di Innsbruck ha contestato al 48enne una donazione di 300.000 euro alla madre, mentre l'ha assolto dall'accusa di aver sottratto alla massa fallimentare altri 360.000 euro tramite affitti per una villa nel capoluogo tirolese.

L'ex miliardario "per un centesimo di euro" ha evitato una pena più severa. La legge austriaca prevede infatti per oltre 300.000 euro fino a dieci anni di carcere. I nove mesi passati in custodia cautelare vengono scalati dalla pena.

Benko durante la proclamazione della sentenza non ha nascosto una certa emotività. La cifra contestata è comunque limitata in confronto al patrimonio che l'austriaco vantava prima del crack. La Procura finanziaria di Vienna, un organo di controllo all'interno del Ministero delle finanze, vuole perciò fare luce sulle fondazioni private attribuibili al 48enne, non potendo escludere che una parte del denaro sia finito proprio lì. "Questa porta va aperta", ha ribadito nei giorni scorsi Wolfgang Peschorn, che guida la Procura finanziaria, ricordando che l'impero Signa era composto da oltre 1.100 società. 













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