il caso

Alto Adige: medici no vax ancora in corsia, le sospensioni vanno a rilento

A distanza di cinque mesi dall’entrata in vigore della norma, non tutti i medici non vaccinati sono stati effettivamente sospesi



BOLZANO. A distanza di due mesi e mezzo dalle prime sospensioni dal lavoro di medici e infermieri non vaccinati, ancora parecchi operatori sanitari no-vax continuano tranquillamente a lavorare in corsia. E molti sono medici.

L’obbligo di immunizzazione contro il Covid per i camici bianchi risale ad aprile, quando è entrato in vigore il Dl 44/2021. Per chi non si adegua è prevista la sospensione dall’albo e dalla professione sanitaria e dall’attività lavorativa sino ad avvenuta vaccinazione e comunque sino al 31 dicembre 2021 (si ipotizza un’estensione anche al 2022).

La sospensione scatta in automatico a chiusura degli accertamenti. E delle mancate sospensioni altoatesine si sta interessando l'Ordine dei medici con sede in via Volta che intende sollecitare l’Asl ad accelerare l’iter. Perchè la legge parla chiaro. Se un sanitario non vaccinato provoca un’infezione in un paziente o in un collega potrebbe essere perseguibile per epidemia colposa. E sono le stesse cifre fornite periodicamente dall'Azienda sanitaria a testimoniare come, di fronte a più di 1.800 operatori sanitari ancora non vaccinati, le sospensioni abbiano colpito fino ad ora meno di un terzo degli interessati.

Il che significa che ci sono ancora medici e infermieri ospedalieri ma anche medici di medicina generale e pediatri di libera scelta, farmacisti e liberi professionisti in generale che continuano ad avere contatti pericolosi con i pazienti, vale a dire con la fascia più debole della popolazione e più esposta al virus.

Negli ospedali cresce la tensione perchè i procedimenti seguiti da Enrico Wegher - direttore amministrativo - e coordinatore del gruppo che da mesi si sta occupando dell’esecuzione del decreto Draghi, stanno mostrando tempistiche differenti.

C’è personale sospeso che se ne stra a casa da due mesi senza stipendio e dipendenti che continuano a lavorare. In Asl fanno sapere di essere tutti perfettamente consapevoli della questione ma - spiegano - risulta impossibile notificare a tutti - e nello stesso momento - la sospensione.

Perché, se da un lato è evidente ed innegabile che la procedura sia molto complessa, che alcuni operatori siano raggiungibili solo tramite pec e invece per altri serva l'invio di una raccomandata, dall'altro lato una situazione perdurante di diversità di trattamento nell'ambito del personale sanitario sta alimentando particolare nervosismo, specie da parte degli infermieri sospesi da settimane che vedono dei medici, o peggio ancora dei colleghi di reparto, che pur non essendosi ancora vaccinati continuano tranquillamente ad entrare in corsia.

Una questione quella delle mancate sospensioni sollevata di recente anche dal presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici Chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo), Filippo Anelli. «La possibilità che ci siano medici e operatori sanitari non vaccinati che lavorano, con gli occhi bendati delle Asl, c’è eccome», ha detto il presidente. E sempre per Anelli non si tratta di numeri trascurabili ma dell’80% dei sanitari che entrano ogni giorno in corsia o in ambulatorio ecc. nonostante non abbiano i requisiti di legge per farlo, ovvero la vaccinazione e questo perché la legge non è applicata. V.F.













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