IL CASO

Austria, Maurer: l'apertura regionale dei confini è discriminazione

Il politologo di Innsbruck: 'non esistono passaporti regionali, è una scelta tribale'



BOLZANO. «O apro il confine per tutti i cittadini dell'area Schengen, o chiudo il confine motivatamente. In caso contrario, si tratta di discriminazione ed interferenza negli affari interni di un altro stato». Lo ha detto all'Apa Andreas Maurer, politologo esperto di affari europei dell'Università di Innsbruck.

Sull'ipotesi che Vienna apra il confine con l'Alto Adige, ma non per la Lombardia, Maurer, titolare di una cattedra «Jean Monnet» presso l'ateneo del capoluogo tirolese, ha osservato: «Non funziona. Non esistono passaporti regionali». E sottolinea: «Se l'Italia chiudesse il confine per gli abitanti del Vorarlberg e del Tirolo, le proteste in Austria sarebbero forti».

Non sarebbe, inoltre, chiaro come potrebbe funzionare amministrativamente la gestione dei confini per regione. «Come si scopre al Brennero che qualcuno proviene dalla Lombardia». Per Maurer questo ha «qualcosa di quasi tribalistico. Lascio entrare una tribù, l'altra no». L'Austria è fortemente dipendente economicamente dall'Italia e dalla Germania, «questa non è solo una questione di cordialità nazionale», ha osservato ancora l'esperto europeo.

Maurer, inoltre, non ritiene che la situazione venga superata dalle aperture di frontiera previste nell'Ue il 15 giugno: «Nulla è stato risolto», ha detto. «Si presenta la cosa come se gli Stati membri seguissero le raccomandazioni della Commissione. Tuttavia, la Commissione ha emesso solo una comunicazione, che è il livelo più basso nella gerarchia delle norme europee, senza qualità giuridica». Nella comunicazione, la Commissione europea sottolinea il divieto di discriminazione, ma, fa notare il politologo, se si differenzia in base alla cittadinanza nazionale o regionale, questa è una discriminazione. 













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