ANIMALI

Cagnolina abbandonata e legata vicino al cantiere 

Il caso. Kira - questo è il suo nome - era impaurita ed è stata trovata in via Garibaldi È stata salvata da Camilla e Andrea. «Ha paura di muoversi e se ne sta ferma in un angolo»



LAIVES. Ogni anno in Italia sono in media 50 mila i cani che vengono abbandonati, l'80 per cento dei quali rischia di morire in incidenti stradali o di fame. L’abbandono, reato punito con l'arresto fino a un anno e con una multa che può arrivare a 10mila euro, è un fenomeno disgustoso che però si concentra principalmente nei mesi estivi e nelle località di mare.

Tutto ti aspetteresti però, tranne che immaginare un cane abbandonato in marzo e nel pieno centro di Laives. Sfugge ancora di più all’immaginazione il volto di chi possa essere così senza cuore da compiere un gesto del genere, data la presenza in Alto Adige di numerose associazioni che non hanno alcun problema ad accogliere un cane indesiderato, oltre alle molte pagine Facebook dedicate all'adozione di animali. E per un cuore che evidentemente si deve essere pietrificato, altri due che si sono aperti a Kira. Perché è questo il nome dato da Camilla e Andrea al meticcio di circa due anni trovato sabato scorso legato ed abbandonato ad un’inferriata a due passi da casa loro.

«Era sabato pomeriggio e nei pressi di casa mia, in via Garibaldi, ho notato un cane legato a un cancello accanto a un cantiere per mezzo di uno spago ma privo di etichetta identificava. Mi sono avvicinata per capire se fosse stato lasciato lì dal padrone per magari solo un momento, anche se ben presto mi sono resa conto che il cane, molto impaurito, era stato letteralmente abbandonato», spiega Camilla, o meglio dire l’angelo dal cuore d'oro che ha deciso di liberare le “catene” di quel cane e portarselo a casa. Un abbandono di sabato pomeriggio, quando il cantiere non è aperto e così risulta più facile non essere visti, sospetta Camilla che non ci ha pensato su due minuti. «L’ho preso e portato a casa mia, passando prima presso un negozio di articoli per animali dove grazie a una apparecchiatura specifica mi hanno confermato che il meticcio non era dotato di microchip», ricorda Camilla. E da lì la decisione presa dalla giovane e dal suo compagno è stata quella di postare in un gruppo Facebook la foto del cane, nella speranza di riuscire ad avere più informazioni che però non sono mai arrivate.

Quindi, i ragazzi hanno deciso di chiamare un veterinario per capire come muoversi e il professionista si è immediatamente recato a casa dei due dove ha provveduto a microchippare il cane e prestargli le prime cure. «Il cane ha iniziato subito a stare meglio, anche se è chiaramente molto spaventato e deve prendere alcune vitamine: per ora ha paura di muoversi e se ne sta li fermo in un angolino», spiega Camilla che non è nuova a gesti del genere. Infatti, ancora a novembre, la giovane ragazza originaria del Lazio e amante degli animali aveva trovato un riccio per strada che nel frattempo ha provveduto a curare. «Io sono fatta così, non mi giro dall'altra parte e tra poco porteremmo quel riccio in un centro di riabilitazione dove degli specialisti lo rimetteranno in natura», sottolinea la giovane donna. Battagliera e decisa a capire come fossero andate le cose, anche per risalire all'autore di questo inqualificabile gesto Camilla ha visionato i filmati delle telecamere di una attività a pochi metri dal luogo dell'abbandono con la speranza di trovarci qualcosa di utile.

«Purtroppo, quelle telecamere hanno registrato solo dalle 18 alle 9 di mattina e nonostante si veda un via e vai di persone, non c'è traccia di quell'essere che non vorrei nemmeno definire», chiosa Camilla che nel frattempo ha deciso di tenere il cane impaurito a casa sua dove però c'è già Nava: una femmina meticcia a sua volta salvata da un canile in Sicilia.

«A quel punto, presa la decisione ho consultato in rete una lista di nomi per quattro zampe e con pazienza li ho pronunciati con la speranza di richiamare l'attenzione della trovatella: nessuno ha sortito l’effetto che speravo. Lei non ha paura degli esseri umani, appena sente il rumore delle auto si agita e ho notato che teme il guinzaglio ma dovevamo trovarle un nome e alla fine abbiamo optato per Kira», spiega Camilla che vorrebbe tanto legare alla transenna l'autore di questo gesto inqualificabile. J.M.

 













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