La storia

Casera, i parenti americani ritrovati dopo cent’anni 

Camillo, responsabile dell’Upad a Egna, li ha riuniti (in parte) in Comune a Laives. Anton Casera partì per l’America nel 1913: ora i discendenti vivono in Colorado e Pennsylvania


Bruno Canali


LAIVES / EGNA. Per migliaia di trentini che nei primi decenni del ’900 migrarono negli Stati Uniti, l’America rappresentava la speranza di un futuro migliore. Anche se con immensa nostalgia, fuggirono da un destino di fame e povertà, anche se poi, dopo un lungo viaggio per mare, non sempre trovarono un destino migliore.

Fra questi migranti c’era anche Anton Casera, partito per l’America nel 1913 in cerca di fortuna. Sbarcato a New York, trovò lavoro in miniera e quindi si sposò con Alma Pederzolli nel 1922 a Somerset, in Pensylvania. La coppia ebbe due figli, Irma e Benjamin e Anton concluse la sua vita negli Stati Uniti nel 1934.

Una storia di emigrazione come tante altre, che sarebbe stata dimenticata col tempo, se non fosse per la caparbietà di Camillo Casera, personaggio notissimo in tutta la Bassa Atesina per i molteplici impegni sociali.

Pazientemente infatti, Camillo ha iniziato una ricerca a tutto campo, in questo facilitato dai moderni strumenti informatici e dalla rete mondiale di internet e alla fine è riuscito a rintracciare i discendenti di Anton che risiedono parte nel Colorado e parte in Pensylvania.

«È stata un’emozione indescrivibile riallacciare un contatto con i discendenti della nostra famiglia – ha detto Camillo Casera durante un incontro con il “ramo americano” della famiglia, organizzato in municipio a Laives – perché dopo 105 anni da quando Anton Casera partì per l’America in cerca di fortuna, ho ricevuto un video dai suoi discendenti che vivono nelgi Stati Uniti.

Io sono nato nove anni dopo la morte di Anton. Ricordo le lacrime di mio padre e la promessa che gli feci, di cercare notizie dai discendenti americani.

Mio papà era ferroviere e mi ripeteva spesso: Camillo, zio Anton mi ha scritto; vedrai tanti treni passare, ma uno dove sono su io non passerà. Sentiva le energie affievolirsi e infatti, poco tempo dopo, nel 1925, la notizia della sua morte a causa della silicosi contratta nelle miniere.

Quindi 95 anni di vuoto, fino al dicembre 2018, quando ci siamo sentiti per la prima volta con i discendenti di Anton e Alma. È stata una emozione grandissima”. Camillo Casera ha anche portato un albero genealogico con le foto.

In questi giorni quindi, alcuni di questi discendenti americani, sono arrivati in Italia per incontrare i rappresentanti della famiglia Casera e l’altro giorno c’è stato anche un incontro in municipio a Laives con il sindaco Christian Bianchi, che ha donato agli ospiti americani il gagliardetto del Comune di Laives.

«La famiglia Casera ha avuto un ruolo significativo e importante anche qui a Laives - ha ricordato Bianchi – sia sotto il profilo professionale svolto da qualcuno dei suoi membri e sia anche per il ruolo attivo nella vita politica.

Lo stesso accade per Camillo ad Egna e in Bassa Atesina, dove è costante promotore di attività sociali e culturali. Certo una storia come questa è incredibile ed emozionante: ritrovare i discendenti al di là dell’Atlantico dopo cent’anni non è da tutti i giorni».













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