Agricoltura

Ciliegie, boom di vendite: Alto Adige nel business con 120 cerasicoltori 

Circa 1200 le tonnellate sul mercato e il campo sperimentale a Fragsburg



LAIMBURG. Anche l’Alto Adige è entrato, in punta di piedi, nel business delle ciliegie, cresciuto del 33% da un anno all’altro. Si contano oltre 120 cerasicoltori per una produzione di circa 1.200 tonnellate.

Il nostro peso a livello nazionale è ancora modesto se pensiamo che ogni anno vengono prodotte tra le 115 e le 120mila tonnellate di frutta per un’estensione territoriale di circa 30 mila ettari in tutta Italia. In vetta alla classifica c’è la Puglia con 400-500 mila quintali. Seguono Campania, Veneto, Lazio ed Emilia Romagna.

Le prime sperimentazioni, qualità elevata e 75 varietà.

Nonostante in Alto Adige la cerasicoltura costituisca appena lo 0,5% della superficie nazionale e abbia una storia abbastanza recente, essa rappresenta una realtà molto moderna e orientata esclusivamente a produzioni di qualità. La messa a dimora dei primi campi risale a circa 20 anni fa. Tuttavia, l’Alto Adige vanta una produzione di ciliegie di qualità molto elevata e una gestione dei campi moderna soprattutto grazie all’apporto degli esperti di Laimburg.

Grazie all’utilizzo di teli antipioggia e antigrandine si possono evitare le spaccature nei frutti e le reti antinsetto proteggono le ciliegie dagli attacchi di insetti invasivi. Questa semplice protezione meccanica, impiegata per poche settimane all’anno, permette di ridurre al minimo necessario l’utilizzo di insetticidi.

La coltivazione del ciliegio porta a un guadagno per ettaro paragonabile alla melicoltura. Il ciliegio è sicuramente un’opzione interessante per l’agricoltore che vuole diversificare la produzione, mantenendo i profitti e dando anche un contributo alla biodiversità in agricoltura a livello locale. Fondamentale per assicurare un futuro alla coltivazione è la selezione varietale, che viene portata avanti dai ricercatori del Centro di Sperimentazione Laimburg. Si tratta di creare una sorta di carta d’identità di varietà provenienti da tutto il mondo.

Attualmente sono 75 le varietà studiate sotto diversi aspetti: la qualità in termini di grado zuccherino e di acidità, dimensione e peso del frutto, colore e durezza, omogeneità di maturazione, unitamente a descrizioni agronomiche della pianta, come caratteristiche di fruttificazione, entrata in piena produttività, suscettibilità alle fitopatologie. Il Centro di Sperimentazione Laimburg ha iniziato una collaborazione con il Consorzio Innovazione Varietale Alto Adige (Sk Südtirol) per la valutazione e validazione di nuove varietà.

Il campo a Fragsburg e i primi segni di stanchezza del suolo.

Quando, 20 anni fa, si stava avviando la cerasicoltura in Alto Adige, il problema della stanchezza del suolo ancora non sussisteva. Questa problematica insorge, quando per un periodo prolungato, si pratica la monocoltura sul medesmo campo.

Tuttavia, già 14 anni fa, il gruppo di lavoro “Piccoli Frutti e Drupacee” ha iniziato proprio nel campo di Fragsburg, una prova sperimentale con diversi portinnesti su di un terreno che aveva già ospitato nei 15 anni precedenti un ceraseto.

«Anche se la problematica della stanchezza del suolo non era ancora attuale, abbiamo voluto iniziare a sperimentare diversi portinnesti per valutarne l’efficacia e ora ci ritroviamo con ben 14 anni di dati scientifici su 20 anni di storia della cerasicoltura in Alto Adige», spiega Massimo Zago, responsabile del gruppo di lavoro. Il portinnesto è la parte basale della pianta, che costituisce l’apparato radicale e fornisce l’energia vegetativa e di produzione alla pianta, grazie all’assorbimento delle sostanze nutritive dal terreno. Il vigore del portinnesto e il suo comportamento con la progressiva stanchezza del suolo è fondamentale per la produttività dei ciliegi e la qualità dei frutti.

Un buon portinnesto, inoltre, ha bisogno di minore concimazione e irrigazione, avendo così effetti anche sulla sostenibilità ambientale di una coltivazione. Dai risultati di 14 anni di sperimentazioni, il portinnesto «Gisela6» si è dimostrato il più idoneo a contrastare la stanchezza del suolo e quindi la scelta di elezione per un eventuale rinnovo del ceraseto. Il portinnesto attualmente in uso si è invece dimostrato troppo debole per essere reimpiantato su un suolo già stanco.

Nella potatura il segreto per ridurre i rischi di danni da gelate.

Con l’aumento delle temperature, la fioritura avviene in anticipo e aumenta così anche il rischio di danni da gelate primaverili. I ricercatori del Centro sperimentale di Laimburg hanno effettuato prove sulla potatura e hanno visto come questa possa avere degli effetti positivi sulla gestione della produzione anche in caso di gelate.

«La pre-potatura meccanica estiva nel postraccolta, fa sì che entri molta luce nella chioma dell’albero — spiega Giacomo Gatti del gruppo di lavoro ”Piccoli Frutti e Drupacee” — ciò favorisce la formazione di gemme a fiore piuttosto che di gemme a legno, che risulterebbero invece in nuovi rami. Avere una maggiore quantità di fiori sull’albero, si traduce in un’aumentata probabilità di formazione di frutti e quindi di produttività della pianta». MAX.BO.













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