L'intervista

«Da bambino timido a istruttore: l’autodifesa per non temere i bulli» 

Gabriel Marcomin, 23 anni, ha preso coraggio a 16 anni quando è diventato cintura nera. Ora racconta com'è cambiato grazie alle arti marziali


Massimiliano Bona


CORTACCIA. Gabriel Marcomin, informatico di 23 anni, da piccolo era uno di quei bambini che in palestra (quasi) si nascondeva. Parlava poco, stava con un paio di amichetti ma faticava a relaziorsi con gli altri. Da quando è diventato cintura nera, a 16 anni, ha capito che era giunto il momento per uscire dal guscio. Oggi è anche un istruttore di 30 ragazzi a Montagna e Cortaccia. Ai più deboli consiglia le arti marziali e il taekwondo per imparare a difendersi (se serve) e girare a testa alta. «Non sono mai stato bullizzato ma ho notato che durante e dopo il Covid la situazione è peggiorata».

Quando si è avvicinato alle arti marziali?

In prima elementare, a 5 anni. In paese avevo un campione del mondo come Markus Zadra e all’epoca era prassi che tutta la classe facesse arti marziali.

Zadra dice che lei era molto timido.

Vero, molto timido. Avevo i miei due-tre amichetti ma faticavo a relazionarmi con gente nuova o con gli adulti.

Quando ha iniziato a venire fuori la sua personalità?

Dopo parecchi anni di taekwondo. Alle superiori ho superato l’esame per diventare cintura nera ma all’epoca non avevo velleità agonistiche. Dai 16 anni in poi mi sono detto che potevo iniziare a cimentarmi con un torneo e con l’agonismo.

Lì è scattata la molla anche a livello caratteriale?

Sì, entrando nel gruppo agonistico ho socializzato di più con tutti. Abbiamo un gruppo unito anche fuori dal tatami. Ho sperimentato delle relazioni più solide.

Cosa le ha insegnato il taekwondo?

Disciplina ma anche metodo. Ho imparato l'autodifesa, il controllo del corpo, la coordinazione, fondamentale per la crescita.

Quando ha assistito alle prime risse?

Solo a 18 anni, quando ho iniziato ad andare in discoteca. So bene che se non è proprio necessario non bisogna rischiare.

È mai intervenuto a difesa di qualcuno?

No, ma se necessario lo farei per gli amici, per la mia ragazza o per le persone più deboli.

Si è mai sentito insicuro da “grande”?

In piazza Erbe, a Bolzano, è capitato di non sentirmi a mio agio.

Dove allena i ragazzini oggi?

A Montagna e Termeno: sono poco più di una trentina dai 5 ai 17 anni.

Visti i continui episodi di violenza e bullismo cosa consiglierebbe ai suoi allievi?

Il tatami e la palestra sono la strada migliore per incanalare l'energia e imparare a difendersi se necessario.

Si è mai chiesto come mai in questi anni stanno crescendo questi episodi?

Il Covid ha avuto e ha tuttora il suo peso. Molti ragazzi sono stati costretti a interrompere i vari sport che praticavano e qualcuno è finito in strada.

Le è capitato di seguire ragazzi in difficoltà?

Ce ne sono di timidi - come me - e hanno bisogno di essere incoraggiati. Ce ne sono di agitati e iperattivi che stuzzicano gli altri. Lavoro molto sul concetto di gruppo e sul principio di non ridere degli altri solamente perché fanno più fatica.

L’ha aiutata avere un modello?

Sì, un modello come Zadra spronerebbe chiunque a tirare fuori il meglio di sé. Abbiamo parlato sempre molto e mi ha responsabilizzato sempre di più.













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