L'INTERVISTAalessandro beati

Dai fax ai cellulari, le telecomunicazioni in 40 anni di lavoro

Il sindaco-manager. Da dicembre è ufficialmente in pensione È passato da Sip a Telecom Italia fino a Tim. «L’ultimo progetto?  Le due centrali del numero unico delle emergenze 112»


Massimiliano Bona


Vadena. La storia delle telecomunicazioni in 40 anni di servizio, dall’ottobre 1979 al novembre 2019. A raccontarla è il sindaco di Vadena, Alessandro Beati, che dal primo dicembre è ufficialmente in pensione. Dalle centrali telefoniche ai fax, che impiegavano minuti per inviare un foglio formato A4, dalla telefonia mobile – che ha reso tutti raggiungibili ma ha portato in dote più stress per tutti – alla trasmissione dati, dalla rivoluzione di Internet all’implementazione del numero unico delle emergenze 112 a Bolzano e Trento.

Come si sente da..pensionato?

«Da lunedì ho più tempo per la mia famiglia, per gli amici e per l'incarico da sindaco che scadrà a maggio 2020. Come mi sento? Avete presente quando al cinema, dopo aver visto un bel film entusiasmante, coinvolgente, ma anche duro allo stesso tempo, si accendono le luci e si ritorna alla realtà nel silenzio della sala?».

Lavorativamente parlando, come è stata la sua vita?

«Prima, in estate, si raccoglievano le mele per guadagnare qualcosa mentre oggi se lo fai ti arrestano. Poi, Lancia, Sip, Telecom Italia e adesso Tim. Quarant’anni di lavoro, per il 99 per cento nelle telecomunicazioni, un settore in costante evoluzione e continuerà ad esserlo in eterno».

Facciamo qualche passo indietro. Com’era il mondo delle telecomunicazioni negli anni Settanta?

«La tecnologia delle telecomunicazioni alla fine degli anni ’70, quando incominciai a lavorare in Sip, era ancora fortemente improntata dall'elettromeccanica. Le centrali telefoniche di quel periodo, sia pubbliche che private per gli uffici o gli alberghi, usavano questo tipo di tecnologia e avevano al loro interno pochissima elettronica. Si trattava di armadi più o meno grandi, equipaggiati da relè, selettori e semplici circuiti. Erano delle vere opere d'arte dell'elettromeccanica di allora. La trasmissione dati era agli albori e per spedire un documento, si usavano i primi fax (o telefax) che impiegavano svariati minuti per inviare a destinazione un semplice foglio A4. La telefonia mobile fece il suo ingresso solamente alla fine degli anni Ottanta: sto parlando di due ere geologiche fa. Questo era il mondo in cui incominciai a lavorare come tecnico».

Negli anni Ottanta fece capolino l’elettronica. Come visse questa rivoluzione?

«Già a partire dai primissimi anni ’80 ci fu la seconda era: l’elettronica fece il suo pesante ingresso, sconvolgendo letteralmente le tecniche in uso. Le centrali telefoniche divennero sempre più di dimensioni ridotte, con un approccio di carattere tecnico totalmente diverso. Infatti, molti tecnici che erano altamente specializzati in elettromeccanica, dovettero rapidamente essere riconvertiti all'elettronica e non fu affatto semplice, specialmente per le persone più anziane (dei veri maghi nell’elettromeccanica ndr), che dovettero rapidamente imparare un nuovo lavoro. I giovani che venivano assunti già formati a livello scolastico in elettronica, avevano molta più passione e facilità di apprendimento delle nuove tecnologie e per i più anziani, abituati a fare da maestri nel loro settore oramai in declino, non fu affatto un periodo semplice».

Quando fece il primo «salto» in termini di carriera?

«A metà degli anni Ottanta mi diplomai in elettronica, proprio per aumentare le mie conoscenze nel campo e poco dopo, mi venne assegnato l'incarico di assistente alla manutenzione presso uno dei Centri di lavoro di Bolzano, con il coordinamento di circa 15 tecnici».

Cosa ha comportato l’avvento della telefonia mobile?

«Aumentò in maniera esponenziale l'efficienza e l'organizzazione del lavoro per tutte le persone che, come me, erano incaricate di gestire il personale in movimento sul territorio. Prima della telefonia mobile era praticamente impossibile o comunque molto difficile raggiungere il personale in viaggio e occorreva aspettare che i tecnici arrivassero a destinazione presso i clienti e usare la rete telefonica fissa per contattarli».

Quindi più stress per tutti?

«I cellulari risolsero brillantemente il problema, ma cambiarono anche il modo di lavorare per tutti, che diventò parecchio più stressante».

E la trasmissione dati?

«Verso la fine degli anni Ottanta fece passi da gigante. Oggi parlare di velocità di 64 Kb al secondo è quasi ridicolo rispetto alle decine di Megabit che abbiamo a disposizione nelle nostre case, ma allora era la normalità».

Dall'elettronica all'informatica e alla digitalizzazione il passo è stato breve...

«L'avvento di Internet, delle reti dati sempre più veloci e della telefonia mobile evoluta ci ha portato al mondo che conosciamo oggi. Negli ultimi 20 anni mi sono occupato del coordinamento realizzativo di grandi progetti tra cui l'implementazione di alcune delle più importanti reti dati dell'intera provincia come quella delle scuole italiane e tedesche, delle Farmacie e dei Medici di base e dei telelavoratori della Provinvia».

In questo contesto qual è stato il progetto più interessante che ha seguito?

«La realizzazione delle due centrali del Nue 112 di Bolzano e Trento, per l'implementazione del numero unico delle emergenze, un gioiello di tecnologia al servizio della Protezione civile, della Sanità, delle Forze dell'ordine e quindi di tutti noi. Sono contento di aver vissuto questi momenti nello sviluppo della tecnologia delle comunicazione in questi ultimi 40 anni. È un settore affascinante che ha contribuito enormemente alla mia crescita professionale e personale».

E adesso?

«Beh, speriamo che inizi un altro bel film».

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